“Quella di oggi la rinominerei manifestazione ‘nera’ perché non è un caso che le donne del settore dei giochi siano vestite a lutto. Al di là dell’Italia a colori, oggi sono tutti aperti tranne il settore del gioco legale. E’ qualcosa di incomprensibile. La cosa assurda è che siamo sospesi fino al 5 marzo, ma non c’è nessuna sicurezza che il 6 si ripartirà. Dunque, non c’è la possibilità di fare alcun tipo di programmazione. Viviamo al buio e attendiamo di sapere cosa ne sarà del settore”. E’ quanto ha affermato ad Agimeg il membro del comitato direttivo di GiocareItalia, Angelo Basta, durante la manifestazione ‘rosa’ del settore del gioco legale. “Io vivo quotidianamente il contatto con gli associati e comprendo le difficoltà che ognuno di loro sta affrontando perché alcuni fanno davvero difficoltà a mettere il piatto in tavola. I costi continuano ad accumularsi. Inoltre, si aggiunge anche la problematica dei dipendenti che dovrebbero prendere la cassa integrazione al 50% dello stipendio normale, ma alcuni non ancora l’hanno ricevuta. Quindi ci troviamo in una situazione assurda. Io faccio questo lavoro da molto e so che un’agenzia scommesse o una sala dedicata ha tutti i requisiti di sicurezza possibili per essere aperta e con ingressi contingentati non ci sarebbe nessun tipo di problema. Io mi chiedo se questo Governo non si senta responsabile di spendere soldi pubblici, le briciole dei ristori che sono stati dati, di cui poteva farne a meno, perché questo settore non vuole la carità o l’elemosina, ma vuole lavorare. Quindi quei soldi potevano essere spesi per la sanità, piuttosto che darci le briciole e tenere chiuso un settore intero. Ritengo che questi pregiudizi stiano creando un danno erariale, perché era possibile consentire di tenere aperte le attività e ai lavoratori di percepire i loro stipendi e, quindi, destinare quelle somme per risolvere la problematica del Covid. Una domanda che mi pongo è: oggi il settore del gioco legale è chiuso ma la curva dei contagi non è mai calata. Ogni giorno ci sono 500, 600, 700 morti, dunque qualcosa non funziona. Se la ricetta era la chiusura di alcuni settori non ha funzionato. Quindi qualcuno dovrebbe porsi questo interrogativo”.
cr/AGIMEG