La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione conferma il sequestro preventivo finalizzato alla confisca disposto dal Tribunale del riesame di Firenze nei confronti di Zhang Naizhong, ritenuto dagli inquirenti una delle figure di vertice della mafia cinese in Italia. Il Tribunale aveva disposto il sequestro per i delitti di estorsione aggravata e usura. Il Tribunale invece aveva ritenuto non sussistessero esigenze cautelari per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Gli inquirenti lo ritenevano a capo di un’organizzazione che operava a Prato, Firenze, Roma e in alcuni Stati esteri come Francia e Germania, e controllava i racket delle estorsioni, usura, abusivo esercizio del credito, gioco d’azzardo, traffico di droga e altri reati funzionali. I giudici del Riesame – la cui ordinanza è stata adesso confermata dalla Cassazione – tuttavia avevano ritenuto che “non appare desumibile la sussistenza di alcuna struttura qualificabile come associazione di tipo mafioso e non appare anzi neppure possibile individuare indici sintomatici di un’ordinaria associazione per delinquere”. Per quanto riguarda le altre accuse – riferendosi alle esigenze di disporre il sequestro – la Cassazione ricorda tuttavia che l’esigenza di disporre il sequestro non è “meramente apparente poiché basata sui redditi dichiarati dall’indagato negli anni dal 2013 al 2015”, redditi del tutto sproporzionati rispetto “al patrimonio sequestrato e ai flussi economici gestiti”. rg/AGIMEG