L’instabilità della regolamentazione, i rischi di una leva fiscale utilizzata in modo sbagliato, gli interventi sui soggetti privi di concessione, la necessità di una soglia minima di punti per l’ingresso nel sistema, gli eccessivi interventi penalizzanti per le slot, il paradosso della tessera sanitaria, la riforma del modello distributivo. Sono questi alcuni dei temi trattati nell’esclusiva intervista rilasciata da Giuliano Frosini, Senior Vice President di Lottomatica Holding, al direttore di Agimeg Fabio Felici. Un’intervista a 360° sui principali temi di interesse del settore, con una analisi di quelle che saranno le prospettive del comparto del Gioco Legale, anche alla luce delle recenti novità legislative.
Se dovesse stilare un bilancio del 2019 per LOTTOMATICA e il settore dei giochi, che giudizio darebbe?
È stato un anno impegnativo. Sono state introdotte novità, che hanno riguardato la regolazione cosiddetta “primaria” ma anche quella “minuta”, cioè quella che contribuisce alla tenuta e allo sviluppo del sistema e alla dignità industriale di questo settore. Ricordo che lo Stato dispone di una riserva sul settore, atta a garantire l’ordine pubblico e la sicurezza. E che tali principi guidano il legislatore nell’individuazione dei concessionari, soggetti partner privati che siano in grado di garantire, in quanto a competenze e risorse, gli standard di sicurezza più elevati. È quindi normale che vi siano continue innovazioni legislative. Ricordo altresì che l’intervento di soggetti privati garantisce la possibilità, anche attraverso una gestione privatistica dei rischi industriali, di gestire i Giochi in concessione innovando continuamente i prodotti, e garantendo ogni anno il gettito atteso.
Un circolo virtuoso, quindi?
Questo “trasferimento” di poteri avrebbe maggiore senso se avvenisse in un quadro di stabilità regolatoria. Nel caso di una regolamentazione instabile, come quella che ci troviamo ad affrontare nel nostro Paese, è invece molto difficile per un soggetto privato, che fonda la sua iniziativa sulla prevedibilità del business, decidere di intraprendere questo percorso. In sintesi, il settore è chiamato ad impegnarsi in investimenti importanti, senza avere certezza che le regole del gioco siano le stesse dall’inizio alla fine della concessione.
Maggiori entrate erariali e controllo della propensione al gioco possono coesistere?
Utilizzare la leva fiscale per determinare un effetto restrittivo sul modello distributivo o sull’impatto sociale della raccolta, a mio avviso può generare storture. Se l’offerta di gioco è troppo ampia, valutazione condivisibile, è perché in questi anni si è puntato sull’equazione che vede l’aumentare delle entrate per lo Stato all’aumentare dell’offerta di gioco. Se si vuole – però – ridurre l’offerta, bisogna avere chiaro che a tale riduzione corrisponde un decremento delle entrate erariali. Continuare a ritenere che l’aumento della leva fiscale agisca sulle abitudini dei consumatori riducendone la propensione al gioco, è rischioso: le conseguenze per il settore sarebbero difficili da contenere.
Perché?
Perché la domanda di gioco non subisce automaticamente una riduzione all’aumentare del costo del prodotto. Stante la tenuta della domanda i consumatori si troverebbero a costretti a soddisfarla attraverso altri circuiti, diversi da quello legale. Con un risultato due volte negativo: meno gettito e un netto vantaggio per il gioco illegale.
Come valuta gli interventi previsti dal Decreto Fiscale come, ad esempio, il blocco dei pagamenti per i soggetti privi di concessione o la chiusura dei punti che non abbiano versato l’imposta unica?
Trovo che siano interventi di valore. Il ricorso alla norma primaria servirà a superare le questioni non risolte dalla giustizia civile e da quella amministrativa che non hanno dato applicazione uniforme al principio di differenziazione tra l’offerta lecita e quella illecita. Queste norme, invece, fanno chiarezza su alcuni aspetti fondamentali. Lottomatica, così come gli altri player concessionari, sta rigidamente nei paletti legali fissati dal regime concessorio; altri soggetti – invece – decidono di non rispettare la legge, e perciò, è quasi scontato dirlo, devono essere perseguiti. Dopo anni di incertezza, credo si sia imboccata finalmente la strada giusta: ora al Ministero e all’Amministrazione spetta un lavoro determinante e impegnativo nell’applicazione di quanto previsto dalla legge.
I tanti interventi che hanno penalizzato il settore ridurranno certamente la redditività per molte aziende. Si aspetta fenomeni di fusioni o acquisizioni?
Bisognerebbe per prima cosa riflettere su una soglia minima di ingresso nel sistema. Oggi esistono centinaia di micro-soggetti il cui numero appesantisce e rallenta il lavoro della Amministrazione, senza vantaggi. Una soglia di sbarramento, individuabile ad esempio in un numero minimo di punti vendita potrebbe favorire un mercato più snello e quindi più sicuro. Ciò detto, per questi motivi e per le difficoltà regolatorie, prevedo un’azione di consolidamento nel mercato.
Il sistema degli apparecchi da intrattenimento è tra i più tartassati, qual è la vostra posizione in merito?
Interventi “eccessivi”, come ho già avuto modo di affermare precedentemente, potrebbero portare allo spostamento di risorse verso l’offerta illegale. Anni fa fu intrapresa l’azione di legalizzare il mercato dei cosiddetti videopoker, trasformandoli nell’attuale rete degli slot legali, grazie al contributo virtuoso di tutte le aziende coinvolte. I quasi 800mila videopoker restituivano “payout” nonostante non fossero previste vincite in denaro. Se si continua a “spremere” questo settore, aumentando il prelievo fiscale e diminuendo il payout, il giocatore finirà per tornare ad avvicinarsi all’offerta illegale. Perché, paradossalmente “più vantaggiosa” rispetto a quella legale.
Che ne pensa dell’introduzione dell’obbligo della tessera sanitaria?
Quello della tessera sanitaria è un paradosso regolamentare. La tessera è per ora obbligatoria per le VLT che per legge possono essere collocate solo in luoghi dove è necessaria la maggiore età per accedere. Peraltro, è una norma che ha ingenerato nei giocatori l’erronea convinzione che gli stessi vengano identificati anagraficamente per giocare.
Come giudica le cosiddette “good causes” e le norme degli enti locali: le entrate erariali derivanti dai giochi potrebbero trovare finalizzazioni diverse da quelle attuali?
La finalizzazione di porzioni del gettito erariale a scopi predefiniti è un tema importante. Le entrate derivanti dal settore potrebbero essere indirizzate ad esempio a Sanità, Istruzione o Cultura, come avviene già in numerosi altri Paesi. Sarebbe importante anche la compartecipazione derivante dai giochi, al gettito degli enti locali. Nessuno meglio di loro, infatti, può provvedere alla gestione ed al controllo del territorio ed avere un quadro chiaro, bilanciato e preciso di opportunità di business che tengano in considerazione primaria tutti gli interessi delle comunità amministrate.
Che anno sarà per Lottomatica? E per il settore?
Il 2020 sarà un anno nel quale ci si dovrà probabilmente impegnare molto di più per raggiungere gli stessi risultati degli anni passati. Sarà anche un anno durante il quale si capirà meglio l’impatto effettivo delle norme previste nel Decreto Fiscale e nella Legge di Bilancio per l’intero settore. Ci aspettano dei mesi in cui torneranno di attualità le gare come prevede la Legge di Bilancio, e capiremo – forse – come verranno superati i dubbi del Consiglio di Stato recentemente espressi sul bando delle scommesse.
Cosa augura al settore per questo complicato inizio di 2020?
Auguro che sia l’anno in cui si darà finalmente attuazione alla riforma del modello distributivo, coinvolgendo anche Enti Locali e operatori. E anche che si faccia un po’ di chiarezza sulla comunicazione. Perché è prioritario continuare a tutelare i soggetti più deboli dal rischio di gioco problematico, ma tenere allo stesso tempo in conto la libertà dei consumatori equilibrati.
ff/AGIMEG