Un ricevitore ha piazzato giocate al Lotto per quasi 1 milione di euro, omettendo di effettuare i relativi versamenti all’Aams, ma è stato condannato a pagare solamente 100mila euro. E’ quanto ha stabilito la Sezione Toscana della Corte dei Conti, affermando che “l’Amministrazione può ritenersi in parte corresponsabile con le azioni di un soggetto vittima della c.d. febbre del giuoco, patologia a cui non è estraneo proprio l’Erario per le note esigenze di cassa del ‘sistema’”. La vicenda risale al settembre 2011, le giocate incriminate sono state piazzate nell’arco di tre settimane (dalla settimana contabile del 6, a quella del 20). In sostanza, per la Corte è determinante che non fossero stati attivati subito strumenti per impedire le giocate, nonostante gli omessi versamenti fossero stati scoperti già l’8 settembre, quindi appena due giorni dopo la conclusione del primo periodo contabile. Nei primi giorni, l’Amministrazione “ha operato mere comunicazioni telefoniche con il concessionario (cfr. testualmente la premessa della R/R del 15 settembre 2011) il cui esito negativo ha poi determinato la sospensione cautelare del servizio di raccolta delle scommesse, avvenuta sempre sulla base di un provvedimento cartaceo che è stato portato ad esecuzione dopo il 20 settembre 2011, favorendo così il danno erariale che si è concretizzato in ben tre settimane contabili”. Considerazioni queste che incidono “a prescindere dalla puntuale o meno applicazione della normativa che regola la sospensione e/o revoca del servizio in concessione”. Pertanto, l’Amministrazione “deve, quindi, essere chiamata a rispondere per un danno diretto da determinare in via equitativa tenendo conto delle condizioni sociali del convenuto, dell’ambiente di riferimento e, non ultimo, del particolare contesto economico del momento”. gr/AGIMEG