Legge Gioco Regione Lazio: effetti devastanti su economia, occupazione e sicurezza dei cittadini

Tra poco più di cinque mesi entrerà in vigore la nuova legge regionale del Lazio che di fatto escluderà il gioco legale dalla quasi totalità del territorio, a causa dell’introduzione del distanziometro a 500 metri dai luoghi sensibili che andrà a colpire anche le attività di gioco già esistenti.

Nella sola città di Roma – per rendere l’idea dell’impatto devastante che avrà questa norma – il gioco pubblico legale sarà interdetto addirittura nel 99,7% del territorio capitolino.

La legge regionale del Lazio (5/2013) vietava infatti l’apertura di nuove sale gioco ubicate ad un raggio inferiore a cinquecento metri da aree sensibili, ma è stata la legge n. 1 del 27/2/2020 – che ha modificato la L.R. n. 5/2013 – a colpire le attività già in essere, imponendo loro di adeguarsi inizialmente entro i 18 mesi successivi, dunque entro il 28 agosto 2021, ma successivamente la proroga è stata portata a trenta mesi, motivo per il quale il termine per l’espulsione di tutte le realtà del gioco pubblico dal Lazio è fissato al 28 agosto 2022.

La misura è stata da subito ritenuta una “miscela esplosiva per le imprese, per i loro lavoratori ed in concreto per le 16.000 famiglie che riguardano il comparto del gioco pubblico” nel Lazio, come dichiarato da Geronimo Cardia, presidente Acadi, per il quale “nonostante la legge regionale voglia contrastare il disturbo da gioco d’azzardo, non appare risolutiva sotto il profilo clinico e sanitario perché in concreto determinerebbe un divieto sulla sostanziale totalità del territorio anche per le realtà esistenti e andrebbe ad affondare definitivamente un comparto già stremato dal lockdown. La norma innescherebbe una dinamica simile a quanto sta avvenendo in Piemonte con la legge regionale 9/2016, che già sta determinando pesanti effetti a livello occupazionale”, oltre a prestare il fianco al ritorno del gioco illegale sul territorio.

Numeri alla mano, l’espulsione del gioco pubblico dal territorio del Lazio comporterebbe una perdita di 16.000 posti di lavoro, di 1 miliardo di Euro di gettito erariale, nonché la penalizzazione se non la chiusura di circa 6.400 esercizio, di cui 1.300 specializzati.

L’altra conseguenza della radicale espulsione del gioco pubblico legale va ricercata nelle parole del Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero de Raho, quando afferma che “chiudere il gioco legale significa dare modo alla criminalità organizzata di operare con maggiore efficacia e maggiore ricchezza”.

Lo stesso Capo della Polizia, Franco Gabrielli, durante i mesi di chiusure imposti per fronteggiare l’emergenza Covid, dichiarò che “la chiusura delle sale giochi e l’interruzione delle scommesse sportive e dei giochi gestiti dai Monopoli di Stato potrebbero aumentare il ricorso al gioco d’azzardo illegale”, timore confermato anche dai numeri dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: il CoPReGI, il Comitato per la prevenzione e la repressione del gioco illegale, durante i lockdown è intervenuto in tutte le regioni d’Italia ed in 50 capoluoghi di provincia, trovando 250 sale illegali e comminando sanzioni per oltre 1 milione di euro.

Lo stesso direttore generale di ADM, Marcello Minenna, ha recentemente affermato che a livello nazionale “il gioco illegale muove oltre 100 miliardi di euro e provoca minori entrate erariali, nelle casse dello Stato, per circa 15 miliardi di euro l’anno”.

“Lo strumento individuato del distanziometro di fatto finisce non solo per andare contro lo scopo della norma stessa – afferma ancora Geronimo Cardia – ma addirittura determina una serie di effetti collaterali nefasti per il territorio stesso, a discapito della legalità dei territori, del gettito erariale finora sviluppato, del tessuto imprenditoriale e dell’occupazione che, in tempi di post pandemia, difficilmente troverebbero soluzioni alternative”.

Tra tutte le regioni italiane – come rilevato da un’indagine Agimeg – il Lazio nel 2021 è stata una delle regioni con il più alto tasso di incidenza del gioco illegale gestito dalla criminalità organizzata. Complice il lockdown imposto dal Governo a sale giochi, sale scommesse e bingo nella prima parte dell’anno, le mafie hanno recuperato terreno, aprendo sale clandestine e facendo lievitare i propri profitti, come testimoniato dalle numerose operazioni condotte da GDF, Polizia e Carabinieri.

Si tratta di un trend che affonda le proprie radici sin da prima della pandemia: il rapporto Eurispes “Gioco pubblico e dipendenze nel Lazio”, infatti, già nel 2019 evidenziava come gli interventi di contrasto della GDF contro il gioco illegale fossero raddoppiati tra il 2017 ed il 2018, in particolare sul fronte dei punti clandestini di raccolta scommesse e di sale giochi con apparecchi illegali gestiti dalla criminalità.

Come emerge dal lavoro di prevenzione e contrasto della Direzione Investigativa Antimafia sul territorio regionale, gli interessi illegali legati al settore del gioco e delle scommesse nel territorio del Lazio, e in particolare a Roma, vanno inquadrati nel contesto di una realtà criminale fortemente articolata. Il Lazio è infatti un’area in cui la diffusione di ricchezza e le possibilità di investimento costituiscono una potenziale attrattiva per la criminalità organizzata che, anche al di fuori dei territori di originario insediamento, è principalmente interessata a riciclare e reinvestire capitali nel settore dei giochi e delle scommesse.

Alla luce di tutto ciò, appare sempre più necessario – come auspicato dal presidente di Acadi, Geronimo Cardia – “non solo eliminare il termine di espulsione di agosto 2022, ma anche di concepire subito o in prospettiva una nuova formula distanziale che sia autenticamente efficace, da un lato, e sostenibile, dall’altro, mettendo in sicurezza dunque la salute degli utenti, da un lato, e gli altri interessi di carattere generale sopra richiamati: dall’occupazione al tessuto imprenditoriale, dalla legalità al gettito erariale”. cr/AGIMEG