“Il Disegno di legge di bilancio 2021 presta grande attenzione alle condizioni del sistema delle imprese, affrontando aspetti che vanno dalla necessità di sostegno per l’operatività nel breve periodo agli stimoli focalizzati su una transizione di carattere strutturale del sistema produttivo verso una maggiore competitività e propensione alla crescita. Nonostante il crollo del fatturato subito in primavera e l’avvio di una fase di elevatissima incertezza, le imprese italiane hanno mostrato una notevole resilienza, sostenuta anche dai massicci interventi di sostegno pubblico. La ripresa dei livelli di attività a partire da maggio e la relativa tenuta del mercato del lavoro testimoniano una elevata capacità di adattamento, che nei segmenti di imprese già più dinamici nella fase precedente la crisi sanitaria ha assunto i tratti di rilevanti cambiamenti organizzativi, produttivi, tecnologici e di mercato”. E’ quanto ha affermato questa mattina in Audizione in Parlamento sulla Legge Bilancio 2021 il Presidente dell’Istituto nazionale di statistica Gian Carlo Blangiardo.
“In questo quadro, i provvedimenti previsti dal Disegno di legge di bilancio affiancano ad azioni di supporto di breve periodo provvedimenti, di carattere orizzontale o settoriale, il cui intento è quello di stimolare i diversi segmenti di imprese verso comportamenti orientati a sviluppare il loro potenziale di crescita. Così, ai necessari interventi di sostegno alla liquidità, si associano incentivi finalizzati da un lato a stimolare la transizione dimensionale delle imprese, dall’altro a favorire una maggiore qualità dell’attività d’impresa sotto il profilo tecnologico, innovativo, finanziario, di orientamento all’internazionalizzazione”.
“In assenza di misure di sostegno all’attività e alla liquidità – prosegue Blangiardo – la crisi avrebbe dunque colpito la capacità reddituale di una porzione molto ampia del sistema produttivo. Gli effetti, tuttavia, sarebbero risultati diversi tra fasce dimensionali: alla fine del terzo trimestre sarebbe risultato in crisi effettiva o potenziale il 20% delle società di capitali con meno di 10 addetti (oltre un quarto nei settori dei servizi alla persona) e il 13% di quelle di piccola e media dimensione (10-249 addetti), soprattutto nel terziario. Anche sul piano settoriale l’intensità sarebbe stata diversa. Nell’industria la quota di unità in crisi effettiva o potenziale avrebbe superato il 30% nei comparti del Tessile e nelle Costruzioni di edifici, e avrebbe raggiunto una larga maggioranza in quelli dei prodotti della raffinazione. Nell’ambito dei servizi di mercato, dove questa quota sarebbe risultata generalmente analoga a quella dell’industria (in media circa il 13%), il segmento in crisi o potenzialmente in crisi avrebbe interessato oltre il 40% delle società di capitali dei settori delle Agenzie di viaggio, del Trasporto aereo e marittimo, delle Poste e corrieri, della Consulenza aziendale. È tuttavia nei comparti dei Servizi alla persona che sarebbero emerse vulnerabilità nella struttura economico-finanziaria delle imprese: nel complesso le unità in crisi effettiva o potenziale sarebbero state oltre un quarto, superando il 70% nei settori delle Attività creative e delle Lotterie e il 50% in quelli dell’Assistenza sociale non residenziale e nelle Attività culturali. Se questo può essere considerato lo scenario “tendenziale” degli effetti della crisi sulla liquidità delle imprese nel 2020, il quadro che si è effettivamente definito nei mesi successivi all’esplosione della pandemia incorpora da un lato le reazioni delle imprese in termini di utilizzo delle fonti di finanziamento e dall’altro gli effetti dei robusti provvedimenti di sostegno messi in campo dal governo. Queste simulazioni, tuttavia, segnalano con forza come interventi di sostegno alla liquidità delle imprese siano necessari alla luce del nuovo calo dei livelli di attività connessi alla seconda ondata dell’epidemia”.
“Il settore delle attività artistiche, sportive e di intrattenimento o divertimento risulta particolarmente colpito dall’emergenza sanitaria, registrando, al netto della stagionalità, una riduzione significativa delle posizioni lavorative dipendenti (-17,6%) e un marcato calo del monte-ore lavorate (-56,8%), anche per effetto della riduzione delle ore per dipendente (-41,4%)”. cr/AGIMEG