Lavoro, Lazio: appello dei lavoratori per evitare 12.500 licenziamenti nel comparto del gioco pubblico

“Anziché licenziarci, sostenete le nostre proposte! Nel Lazio, tra 60 giorni, 12.500 lavoratori perderanno il lavoro: è il più grande licenziamento di massa mai avvenuto nella regione. Più di 8.000 licenziamenti a Roma, 1.600 a Latina, 1.500 a Frosinone, 800 a Viterbo, 400 a Rieti. Aiutateci”.

Inizia così l’appello pubblico rivolto alle Istituzioni e ai cittadini promosso dalle lavoratrici e dai lavoratori del Gioco Pubblico della regione Lazio. Un appello che in queste ore, attraverso centinaia di mail, sta arrivando nella posta elettronica dei consiglieri della Regione Lazio e dei Deputati e Senatori eletti nelle province della Regione.

Lo comunica in una nota il coordinamento Alleati per la legalità, che raccoglie le più importanti associazioni del settore: Acadi – Confcommercio, Acmi e Astro (aderenti a Confindustria), Agisco, Assotabaccai, Criga, Donne in Gioco, Egp – Fipe, Fit – Federazione Italiana Tabaccai, Sapar, Sts – Sindacato totoricevitori sportivi, Utis.

“Gentili rappresentanti delle Istituzioni, gentili cittadini, cari clienti – continua l’appello – cosa sta succedendo nel Lazio? Il 28 agosto 2022, per la prima volta in Italia, ci potremmo trovare davanti al più grande licenziamento di massa avvenuto per mano pubblica: per la prima volta infatti non è un’azienda a chiudere e a licenziare, ma il legislatore regionale. La legge 5/2013 del Lazio, senza correggere gli errori tecnici della norma, metterà per strada 6.500 lavoratori (di cui oltre il 50% donne), mentre altri 6.000 rischieranno di perdere il posto di lavoro per effetto della riduzione dei ricavi dei tanti bar e tabaccai di cui sono dipendenti o proprietari.

Dove non è riuscita la pandemia, riesce una legge profondamente sbagliata della regione Lazio”.

L’appello – continua l’appello dei lavoratori – pone delle domande per far capire a tutti quanto accadrà nel Lazio tra solo 8 settimane:

“Cosa prevede la legge dal 28 agosto? Non potranno essere presenti punti di gioco pubblico e legale a meno di 500 metri da “luoghi sensibili” (scuole, ospedali, chiese).

Cosa accade in sostanza? Chiuderanno per sempre: a Roma il 99,3%, a Latina il 99,68%, a Fro sinone il 99,7%, a Viterbo il 99,88%, a Rieti il 99,65% dei punti gioco. E chi lavora in questi punti gioco? Dal 28 agosto, quando entrerà in vigore la legge, saranno persi 6.500 posti di lavoro negli esercizi specializzati, mentre il rischio sarà altissimo per altri 6.000 lavoratori degli esercizi generalisti (bar e tabacchi).

Cioè? I lavoratori (tra sale gioco, bar, tabacchi e centri scommesse) che perderanno il proprio impiego saranno:

  • 8.280 in provincia di Roma (di cui 4825 a Roma)
  • 1.616 in provincia di Latina
  • 1.547 in provincia di Frosinone
  • 812 in provincia di Viterbo
  • 299 in provincia di Rieti.

E perché vogliono chiudere i punti gioco? Per prevenire i disturbi da gioco d’azzardo con disposizioni come il “distanziometro” che, secondo un recente studio della Società Italiana di Psichiatria, non sarebbero efficaci ma porterebbero a:

  • l’azzeramento della filiera legale
  • la marginalizzazione dei giocatori nelle estreme periferie, favorendo l’isolamento sociale che rappresenta la prima causa di gioco patologico
  • la riemersione dell’offerta di gioco illegale (secondo uno studio realizzato dal Censis, durante la pandemia – quando i punti di gioco erano chiusi – si è registrato un boom del gioco illegale gestito dalle mafie: il suo fatturato nel 2019 era stato stimato in circa 8 miliardi, nel 2021 è arrivato a 20).

E non è tutto, molte altre forme di gioco non subiranno alcuna limitazione dall’attuale Legge regionale, basti pensare al gioco online: negli ultimi tre anni si è passati da una raccolta di 26,3 miliardi del 2019 a 37,5 del 2020 e 54,5 del 2021”.

L’appello – conclude la nota – si chiude con le proposte del comparto:

“Quali sono le nostre proposte? In questi mesi, abbiamo lavorato a una proposta organica di riforma, che aumenti la sicurezza della popolazione e dia certezze occupazionali. Una riforma basata su tre punti chiave: tutela della legalità, formazione degli operatori, qualificazione dei luoghi di gioco e distribuzione equilibrata dell’offerta. Le nostre proposte sono state presentante pubblicamente da tempo e riprendono le migliori esperienze applicate anche in altre regioni italiane.

Per salvare i posti di lavoro, per salvaguardare i giocatori problematici, per contrastare il gioco illegale e le mafie c’è solo una cosa da fare: modificare, subito, quella legge regionale.

Non potete esserne complici, non voltatevi dall’altra parte”. cdn/AGIMEG