La Voce: “Giochi e scommesse, l’effetto boomerang che non si vuole vedere. Con crisi pandemica gioco pubblico messo a rischio da criminalità organizzata”

“L’attuale contesto emergenziale dovuto alla crisi pandemica ha posto in evidenza il rischio concreto che la criminalità organizzata si espanda in ampie parti dell’economia legale, inclusa quella del gioco pubblico, fortemente indebolito dal lungo sacrificio di chiusura imposto alla rete fisica di raccolta (295 giorni), ma anche da sostegni economici insufficienti e da aumentate difficoltà di accesso al credito, a causa di problematiche legate alla gestione dei rapporti bancari, tuttora oggetto di approfondimento a livello istituzionale”. E’ l’allarme lanciato su La Voce da Chiara Sambaldi e Andrea Strata, Direttori dell’Osservatorio Giochi Legalità e Patologie dell’Eurispes, che ricordano come “la perdita per le entrate erariali è pari a circa 5 miliardi di euro. In sostanza, da una parte il Governo non intende riaprire, nell’immediato, il settore del gioco pubblico, sulla base del parere fornito dal Comitato Tecnico Scientifico (CTS), che considera le relative attività produttive di rischio medio-alto. Secondo il CTS, gli esercizi dove si offre gioco ‘si svolgono quasi esclusivamente in spazi confinati per connotazione intrinseca dell’organizzazione delle attività di gioco, presentano notevoli complessità nella prevenzione del contagio, anche per le numerose evidenze di utilizzo di superfici di contatto promiscuo’. Dall’altra – evidenziano – il Governo è ben consapevole di perdere risorse erariali, “regalando” denaro alla criminalità organizzata, anche perché i dati forniti dall’ADM dimostrano che una parte della domanda di gioco non è venuta meno con la chiusura del settore, ma si è semplicemente riversata verso il canale illegale. A fronte di tale contesto che caratterizza il gioco pubblico, le organizzazioni criminali agiscono su più fronti ed in particolare investono nel segmento che ad oggi ha consentito di conseguire i maggiori guadagni con rischi contenuti, ovvero quello del business delle scommesse abusive che sfruttano le piattaforme telematiche poste in paesi stranieri, al di fuori del circuito controllato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Anche le indagini di Polizia giudiziaria più recenti confermano che l’interesse mafioso per i circuiti di raccolta delle scommesse sportive al di fuori del controllo dello Stato italiano, è in crescita costante e trae vantaggio dall’indebolimento della rete legale, determinato in primis dalla chiusura imposta dalla pandemia, ma anche dagli effetti delle leggi regionali che, al fine di contrastare i fenomeni di dipendenza da gioco e tutelare la salute pubblica, di fatto ridisegnano la distribuzione del gioco pubblico, confinandola lontana dai centri urbani e così lasciando spazi a territori non coperti dall’offerta legale”.
I direttori dell’Osservatorio Giochi Legalità e Patologie dell’Eurispes riportano il caso della “Legge Regionale del Piemonte n. 9/2016”. “È ancora attuale il passaggio conclusivo del capitolo dedicato all’illegalità della Ricerca pubblicata dall’Osservatorio Giochi Legalità e Patologie dell’Eurispes sul territorio piemontese: «in un’ottica che si propone di osservare a 360° la fenomenologia criminale ed illecita, nella sua inesorabile evoluzione (dimensione terrestre, online e forme ibride di raccolta), escludere dal territorio l’offerta pubblica di gioco implica lasciare spazi in senso propriamente fisico (territoriale, appunto) alle offerte illegali. Significa lasciare gli utenti dei servizi di gioco in balìa dell’unica offerta disponibile, che finisce con l’essere quella non autorizzata e, quindi, non controllabile e controllata». Quando si critica aprioristicamente il settore del gioco pubblico, basandosi esclusivamente sulla logica che “il gioco con vincita in denaro crea tout court dipendenza”, bisogna comunque considerare l’effetto boomerang generato dalle misure di contenimento dell’offerta legale di gioco: meno entrate erariali, aumento della criminalità, nessuna soluzione effettiva nel contrasto al disturbo da gioco d’azzardo patologico”. lp/AGIMEG