L’inaspettata e roboante battuta d’arresto in Israele da parte della Juventus ha lasciato il segno. La sconfitta con il Maccabi Haifa, la terza in quattro gare di Champions League, ha praticamente sancito l’addio dei bianconeri agli ottavi di finale della massima competizione europea. A questi numeri impietosi vanno poi sommati i dieci punti di distacco, in Serie A, dal Napoli capolista nonché un rendimento generale che, nell’ultimo mese, è andato a picco: 2 vittorie, 2 pareggi e ben 5 sconfitte.
Un ruolino di marcia impietoso per la Juventus con Massimiliano Allegri che è finito nell’occhio del ciclone. Dopo la débâcle contro il Maccabi, la dirigenza ha subito fatto quadrato intorno all’allenatore livornese ma, appare chiaro, che siano momenti di grande riflessione. Nessuno si sarebbe immaginato, al 12 ottobre, di vedere i bianconeri dire addio, o quasi, ai due principali obiettivi della stagione. Forte di un contratto fino al giugno 2025, Allegri ha affermato di non voler abbandonare la nave che, in questo momento, imbarca acqua da ogni parte ma la sua posizione inizia a essere molto traballante.
Gli esperti Sisal, infatti, vedono un addio alla Juventus, esonero o dimissioni, entro Natale a 1,85. Una quota crollata in meno di un mese, a metà settembre era a 7,50, e che è la più bassa di tutta la Serie A: insieme al tecnico bianconero sono appaiati Massimiliano Alvini, ultimo con la Cremonese, e Davide Nicola, mister della Salernitana. I numeri e le prestazioni stanno condannando Allegri: nella sua prima esperienza juventina, Max ha tenuto una media punti di 2,27 punti conquistando la bellezza di 11 trofei. Oggi, a sedici mesi dal suo ritorno, la bacheca è ancora vuota e viaggia a 1,78 punti per gara.
Allegri si è detto fiducioso di poter raddrizzare la situazione; la dirigenza gli ha rinnovato la fiducia ma, attualmente, nessuno alla Continassa potrebbe affermare con certezza che Max mangerà il panettone. lb/AGIMEG