Le aziende del comparto ippico chiedono, “con estrema urgenza, il completamento del percorso riformatore avviato ed approfondito dai ministeri competenti in ambito di Delega Fiscale e che si attui finalmente il processo di privatizzazione che consenta, con uno sganciamento in 5 anni sostenuto finanziariamente in maniera adeguata, di riconquistare l’autonomia sottratta vent’anni fa dalla cattiva politica”. Inizia così la lettera che questa mattina gli imprenditori ippici italiani hanno inviato al premier Matteo Renzi. Nel testo della missiva – indirizzata anche ai ministeri dell’Economia, dello Sviluppo economico, delle Politiche agricole e alle commissioni parlamentari Bilancio, Finanze e Agricoltura – gli imprenditori del settore ricordano che il comparto “movimenta circa mezzo miliardo di euro nell’ambito della filiera agricola e altrettanti in quella della raccolta di gioco. Le 1.000 aziende che ancora operano nel settore sono allo stremo per l’evidente difficoltà espressa dal Mipaaf nel gestire un comparto così complesso e nell’effettuare i pagamenti dei Premi che rappresentano, per molte Aziende, l’unica voce di entrata. Alle scuderie con Partita Iva (circa 300) i pagamenti vengono fatti in media dopo 5 mesi ma spesso, come in questo momento, si superano gli otto mesi”. Il presidente Enrico Tuci rileva che “da quando il Mipaaf gestisce il nostro settore purtroppo non abbiamo registrato nessuna iniziativa né di rilancio né di tutela dell’allevamento e del sistema ippico italiano né tantomeno abbiamo avuto modo di apprezzare adeguati sforzi a favore della moralizzazione dell’ambiente e contro il grave fenomeno dell’infiltrazione della criminalità organizzata e dell’utilizzo di lavoro sommerso. Le Corse italiane non sono valorizzate e controllate a dovere e non vengono vendute all’estero con conseguente perdita di risorse per il settore stesso e per l’erario. La riforma delle ‘scommesse ippiche’, più volte proposta al Mipaaf, è colpevolmente rimasta nei cassetti e si è rimasti inerti rispetto alla cannibalizzazione della rete ippica da parte degli altri giochi ora giustamente additati per l’alta pericolosità sociale. Da anni si registrano, ogni giorno, la chiusura di aziende, la perdita di posti di lavoro, la riduzione del numero dei puledri nati e l’eliminazione incontrollata di migliaia di cavalli dal circuito delle corse. Nonostante la drammaticità delle condizioni dell’intera filiera, dopo anni di colpevole immobilismo dei Ministeri preposti, si sono nuovamente tagliati considerevoli fondi dai capitoli di spesa del 2016. Tagli effettuati dal Mipaaf a fronte di una dotazione finanziaria ministeriale complessiva pressoché invariata. Questa gestione del comparto ippico italiano ha allontanato pubblico, allevatori, proprietari, appassionati e scommettitori. La reputazione dell’Ippica Italiana, da parte degli organismi ippici internazionali, è al minimo storico ed è in atto un processo di preoccupante ridimensionamento anche recentemente riscontrato. Nessun organismo e nessun operatore internazionale si fida del sistema ippico italiano ed i nostri prodotti vengono disprezzati e sottopagati nonostante vantiamo genealogie e risultati ai vertici mondiali e la competenza dei nostri Uomini e dei nostri Allevamenti sia riconosciuta da tutti. All’estero non si comprende come la gestione burocratica dello Stato in pochi anni possa aver ridotto allo stremo un settore che generava ricchezza ed una grandissima ricaduta sociale e sportiva muovendo risorse quantificabili in 10 volte quelle attuali”. dar/AGIMEG