La Corte Costituzionale dà ragione alle agenzie di scommesse ippiche nel contenzioso con i Monopoli di Stato sul versamento dell’integrazione dei minimi garantiti, (la somma che i concessionari sono tenuti a girare all’Agenzia per lo sviluppo del settore ippico), relativi agli anni compresi tra il 2006 e il 2010. La vicenda dei minimi – complessivamente un centinaio di milioni – è stata al centro di un lungo contenzioso amministrativo, il Tar Lazio con una serie di sentenze emesse a partire dal 2009 ne ha dichiarato l’inesigibilità fino all’adozione delle cosiddette misure di salvaguardia. La norma del decreto Semplificazioni ha quindi stravolto il giudicato, spingendo il giudice amministrativo – nel gennaio scorso – a chiedere l’intervento della Consulta. Secondo i giudici costituzionali c’è “un’evidente rottura della conseguenzialità logica tra la pretesa di pervenire a un equilibrato riassetto delle prestazioni economiche dei concessionari e la fissazione del tetto in modo apodittico”. Il problema è che si è prescisso da “un’attenta e ponderata valutazione delle circostanze di fatto”, cioè dai “pacifici minori introiti conseguenti all’evoluzione in senso concorrenziale del mercato delle scommesse ippiche”. lp/AGIMEG