L’ippodromo romano di Capannelle avrebbe usufruito di una corsia preferenziale, «drogando» la competizione con gli altri impianti. È questo il succo dell’esposto presentato lo scorso agosto dalla Federazione nazionale trotto e dall’Unione proprietari trotto alla Procura di Roma e alla Corte dei conti del Lazio. Per gli operatori ippici il Campidoglio e il ministero delle Politiche agricole hanno concesso «erogazioni illecite, che si configurano come aiuti di Stato, in favore di alcuni operatori, alterando il sano regime concorrenziale». Sulla base di questa denuncia la procura contabile ha aperto un’indagine, la cui delega è stata affidata alla Finanza. Il 23 dicembre 2003 il Comune di Roma pubblica un bando per assegnare la gestione dell’ippodromo di Capannelle per un periodo di 12 anni. Ad aggiudicarsi la gara, l’8 ottobre 2004, è la Hippogroup Roma Capannelle spa, per un canone annuo di 2.098.000 euro. Fin da subito la società si mostra morosa nei confronti dell’amministrazione, accumulando fino a gennaio 2010 un debito di 8.243.000 euro. L’8 marzo 2011 Hippogroup presenta al Tribunale di Roma l’istanza di concordato preventivo, omologato il successivo 21 dicembre. Il Comune concede la decurtazione del 25% degli arretrati non pagati e dimezza il canone annuo a 1 milione fino al 31 dicembre 2016, dando di fatto una seconda vita alla società. Tuttavia, nel 2012 l’Agenzia per lo sviluppo del settore ippico (Assi, ex Unire) riduce del 50% il cosiddetto «corrispettivo impianti» elargito alle società che gestiscono gli ippodromi italiani. Per Capannelle – come riporta il quotidiano Il Tempo – significa passare da 5,2 a 2,6 milioni l’anno di contributi statali. Nuovamente in crisi, il 29 marzo 2013 Hippogroup inoltra al Dipartimento allo Sport una richiesta di modifica delle condizioni di concessione dell’impianto, paventando il «rischio imminente del fallimento». È la stessa società a indicare la strada per la «salvezza», chiedendo all’amministrazione un’ulteriore riduzione del canone da 1 milione a 66 mila euro l’anno per il periodo 2013-2016 e il prolungamento della durata della concessione fino al 2022. Il Comune accetta lo sconto del 95% sull’affitto, a condizione che «Hippogroup sia disponibile ad assumere anche l’attività di organizzazione delle corse al trotto, apprestando la necessaria pista». La società dà il suo consenso, a patto però che il ministero delle Politiche agricole assegni all’ippodromo di Capannelle il corrispettivo impianti di Tor di Valle, che vale ben 1,6 milioni l’anno. Nella seduta dell’8 maggio 2013, la Giunta capitolina presieduta da Alemanno, accertato che «i tempi per indire ed espletare una procedura ad evidenza pubblica per reperire un nuovo concessionario per l’ippodromo di Capannelle risultano incompatibili con la necessità di scongiurare la crisi dell’ippica romana», accoglie alla lettera la richiesta di ridurre il canone a 66.000 euro. Considerato che l’area è di 140 ettari, viene 0,047 euro al metro quadrato. Ma non finisce qui: il 5 agosto 2013 il ministero delle Politiche agricole traferisce a Hippogroup il contributo di 1,6 milioni concesso all’impianto di Tor di Valle. «Capannelle – denunciano gli operatori ippici – non ha box e centro di allenamento per cavalli trottatori e nemmeno doppie dotazioni quanto a tribune, aree parcheggio, ecc». Per di più, i lavori di trasformazione della vecchia pista di galoppo a ostacoli in pista per il trotto, costati a Hippogroup circa 1,6 milioni, «sono stati di fatto ripagati in un anno dallo sconto sul canone concesso dal Comune e dai trasferimenti accordati dal Ministero». Il quotidiano Il Tempo ha poi dedicato spazio anche alla replica di Hippogroup Capannelle. A parlare è stato il direttore di Hippogroup Elio Pautasso che ha sottolineato come si tratti di “una gestione alla luce del sole, anche concordata dal Tribunale fallimentare di Roma”. Pautasso ha anche aggiunto di “non sapere dell’indagine della Guardia di Finanza” visto che “fino a oggi non sono venuti finanzieri nella nostra sede sociale”. lp/AGIMEG