Guerreschi (fondatore Siipac): “Le pause forzate su slot e vlt non risolvono il problema della ludopatia. Le leggi regionali e comunali che limitano orari di apertura sale gioco e accensione slot favoriscono il gioco patologico. Meglio puntare su norme di prevenzione e educazione al gioco”

“Il sistema normativo italiano ha introdotto misure di contrasto spesso inefficaci o mal calibrate, come le cosiddette pause forzate delle slot, che sono state travisate”. E’ quanto ha sottolineato il professor Cesare Guerreschi, fondatore della Società Italiana Intervento Patologie Compulsive (Siipac), in un’intervista a Il Giornale. In prima linea nella lotta contro le dipendenze, Guerreschi ha pubblicato un documento siglato da diversi psicologi in cui fa luce sull’inefficacia delle pause forzate del gioco adottate in alcune regioni.

“Alcuni studi suggeriscono che le pause possono essere utili se accompagnate da messaggi informativi, tuttavia, altre ricerche dimostrano che pause troppo lunghe possono aumentare la frustrazione e il desiderio di giocare, peggiorando il comportamento compulsivo. In particolare, è stato osservato che interruzioni forzate delle slot e su terminali VLT possono persino intensificare il gioco precedente e successivo all’interruzione. È proprio quello che è accaduto in Italia negli ultimi 10 anni”, ha aggiunto.

“Se parliamo di giocatori occasionali, una breve pausa potrebbe effettivamente aiutare a interrompere il flusso del gioco e favorire una riflessione sul proprio comportamento. Per i giocatori patologici, le pause forzate possono avere l’effetto opposto: aumentano l’ansia e il craving, ovvero il desiderio compulsivo di continuare a giocare. Questo dimostra come non esista una soluzione unica per tutti e che quindi le misure adottate talvolta da regioni e comuni sono sbagliate perché non sono personalizzate”, ha detto.

“Purtroppo, è stato frainteso il significato scientifico delle pause e si sono introdotte misure che non risolvono il problema, ma spesso lo aggravano” ha sottolineato riguardo ai limiti orari di apertura per le sale giochi o di accensione per gli apparecchi previsti in alcune normative regionali. “Questo non incide sul comportamento dei giocatori patologici, perché sono disposti a spostarsi in altre città, a giocare online o ad altri giochi”.

“Dobbiamo passare da un modello punitivo e restrittivo a un approccio basato sulla prevenzione e sull’educazione. È necessario un intervento normativo più equilibrato, che tenga conto delle evidenze scientifiche e che sia efficace sia per i giocatori occasionali sia per quelli patologici. La tecnologia ci può aiutare in questo”, ha detto.

Educazione finanziaria, promozione di un gioco responsabile, formazione degli operatori, sistemi di autovalutazione. Sono le possibili soluzioni suggerite da Guerreschi. cdn/AGIMEG