Governo, Premier Conte salirà al Quirinale per rassegnare le dimissioni: la storia del Governo uscente in tema di gioco

“Interrompo qui questa esperienza di Governo. Mi recherò all’esito del dibattito parlamentare dal Presidente della Repubblica a rassegnare le mie dimissioni da Presidente del Consiglio”. Giuseppe Conte – di fronte all’Aula del Senato – ha annunciato che salirà al Colle per rassegnare le dimissioni, decretando così formalmente la fine del Governo M5S-Lega. Sarà adesso il presidente Mattarella a decidere come gestire la crisi e a esplorare tutte le soluzioni possibili (dal voto anticipato alla possibilità di formare una nuova maggioranza tra M5S e PD).
L’esecutivo Conte si era insediato il 1 giugno 2018, circa 3 mesi dopo le elezioni: i due partiti della maggioranza portarono avanti una lunga trattativa sfociata poi nel Contratto per il Governo del Cambiamento. Il documento conteneva anche una serie di impegni sul settore dei giochi, si spaziava dal divieto di pubblicità, all’introduzione dell’obbligo di utilizzo di una tessera per giocare alle slot, in modo da prevenire il gioco minorile. Ma i due partiti invocavano anche una strategia d’uscita dal machine gambling (in sostanza l’eliminazione delle slot machine, e delle videolottery); l’adozione di misure per garantire la trasparenza finanziaria degli operatori; la tracciatura dei flussi di denaro (per contrastare l’evasione fiscale e infiltrazioni mafiose); l’ampliamento di fasce orarie e distanziometri.
In questi 13 mesi e mezzo, gli unici interventi che hanno visto la luce sono il divieto di pubblicità del gioco e l’obbligo di utilizzare la tessera del giocatore. Entrambe le misure erano contenute nel decreto dignità del luglio 2018; lo stop alla pubblicità è entrato effettivamente in vigore il 14 luglio scorso, data in cui sono cessati per legge anche i contratti in essere. Le concessionarie italiane hanno quindi rinunciato a pubblicizzare in qualunque modo e su ogni media i propri prodotti. L’Agcom però nelle linee guida varate in primavera ha consentito la pubblicità informativa. Gli operatori fin da subito hanno sollevato forti dubbi sul divieto: il consumatore potrebbe non essere più in grado di riconoscere il mercato legale da quello parallelo, inoltre potrebbe essere molto difficile colpire le compagnie illegali. Penalizzato anche lo sport, club e federazioni hanno dovuto rinunciare alle sponsorizzazioni: secondo le ultime stime si tratta di un tesoretto da 100 milioni l’anno, tutti soldi finiti nelle casse delle squadre estere. Peraltro con lo scotto che il divieto non si può applicare ai match di altri campionati che poi vengono trasmessi in Italia: se una società di betting sponsorizza una squadra spagnola o inglese, il logo sulla maglia o sui cartelloni sarà visibile anche da noi.
A fine luglio poi è arrivato il decreto che impone l’utilizzo della tessera sanitaria, ma la misura riguarda per il momento solo le vlt e non le slot.
Inattuati tutti gli altri interventi che probabilmente dovevano confluire nella riforma del settore. Se ne parla da anni, e anche il Governo giallo-verde l’ha annunciata a più riprese. Così, non solo è rimasta lettera morta la strategia per uscire dal machine gambling annunciata nel Contratto, ma al contrario, il Governo ha fatto cassa a più riprese con le slot. Gli interventi in questo senso sono stati addirittura tre in appena 13 mesi, si parte con il decreto Dignità che introduce un incremento a scaglioni. Dal 1° settembre 2018, il preu sulle slot è salito al 19,25%, quello sulle Vlt al 6,25%. I nuovi scaglioni sono stati fissati al 1° maggio 2019 (19,6 e 6,65%); al 1° gennaio 2020 (19,68 e 6,68%); al 1° gennaio 2021 (19,75 e 6,75%), per poi tornare a scendere leggermente il 1° gennaio 2023 (19,6 e 6,6%). La Stabilità del 2018 però ha ritoccato tutte le aliquote dell’1,35% per le slot e del 1,25% per le vlt a partire dal 1° gennaio 2019. Finanziati con i soldi delle macchinette anche due interventi chiave di questo Governo: il reddito di cittadinanza e quota 100. In questo caso si colpiscono le sole slot, e si corregge il testo della Manovra: invece dell’1,35 l’aliquota del preu sale del 2%. I soldi però non bastano, e 5Stelle e Lega sono costretti a inasprire anche la tassa sulle vincite del 10eLotto (dall’8 all’11%); a introdurre una serie di corrispettivi per il rilascio dei nulla osta per le slot; a rivedere le scadenze per gli acconti del Preu; e a inasprire le sanzioni per il contrasto al gioco illegale. gr/AGIMEG