Gioco pubblico, I-Com: “Settore in crescita e oggetto di innovazione, ma manca ancora una visione organica. Il DDL Delega Fiscale è un’opportunità per il riordino di un comparto in forte evoluzione”

Negli ultimi 15 anni la crescita del settore dei giochi ha garantito un aumento complessivo della raccolta, passando da circa 35 miliardi di euro nel 2006 a 111,2 miliardi nel 2021, spinto anche dall’evoluzione dei canali digitali nel comparto. La spesa per tipologia di gioco nel 2021 ha visto la sua maggior percentuale concentrarsi sugli apparecchi da intrattenimento (AWP e VLT) che rappresentano il 40,7% delle entrate totali rispetto al 44,68% del 2020. Se nel 2020 la Lombardia aveva un numero di AWP quasi pari a tutto il sud Italia, ora emerge una presenza più omogenea sulla quale incidono non solo la propensione al gioco delle diverse aree della Penisola ma anche le normative regionali in materia.

Dall’analisi della rete di distribuzione si nota come in alcune regioni le sale di gioco legale e gli apparecchi di gioco siano ubicati in maniera decisamente capillare sul territorio. In Lombardia si trova una sala scommesse (giochi numerici a totalizzatore, gioco a base ippica, gioco a base sportiva, lotto, lotterie) ogni 1,16 kmq circa, nel Lazio ogni 1,18 kmq, e in Campania una ogni 0,88 kmq circa. Incidono la propensione al gioco nelle diverse parti d’Italia e le normative regionali in materia. La Lombardia, il Lazio e la Campania detengono anche la quantità maggiore di numero di punti vendita per “Giochi numerici a totalizzatore”, “Lotterie” e “Lotto”, che in termini percentuali rappresentano il 36,06% sul totale. Il maggior numero di sale Bingo è registrato in Sicilia (28 sale), seguito immediatamente dalla Campania, dal Lazio e dalla Lombardia (con 25 sale).

La frammentarietà della regolamentazione ha portato negli anni a contenziosi e incertezze che trovano nel DDL Delega Fiscale, approvato lo scorso 15 marzo in Consiglio dei Ministri, un’opportunità di essere superati e di rinnovare gli strumenti regolatori di un comparto che ha subito nel tempo una forte evoluzione.

Sono questi alcuni dei dati contenuti nello studio dal titolo “La regolamentazione del settori dei giochi: stato dell’arte e scenari futuri” realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) e presentato oggi nel corso di un dibattito promosso insieme a International Game Technology (IGT), leader mondiale nel settore del gioco regolamentato e concessionario statale delle Lotterie in Italia. L’iniziativa ha avuto lo scopo di approfondire lo stato dell’arte e i possibili scenari evolutivi per la regolamentazione del settore, anche alla luce delle abitudini dei consumatori e degli obiettivi di efficienza economica, sicurezza e tutela della salute pubblica, che continuano a porre delle sfide di regolazione in capo alle istituzioni.

L‘importo totale della raccolta nel mercato italiano del gioco ha raggiunto 111,2 miliardi di euro nel 2021, in ripresa rispetto al 2020: a causa Covid era infatti diminuito a 88,4 miliardi, dai 110 del periodo pre pandemia. A seguito delle chiusure, il reddito lordo dell’industria del gioco in Italia (spesa) è stato di circa 15,4 miliardi di euro nel 2020, in netta discesa rispetto ai 19,4 del 2019. Nel 2021 è invece tornato a salire raggiungendo quota 19,6 miliardi, una crescita del 28% rispetto al 2019 e del 2% rispetto al 2020. Nel 2021 si è registrato un incremento di tutte le dimensioni del gioco: +25,98% per la Raccolta, +27,06% per le Vincite, +19,60% per la Spesa e +16,20% per l’Erario. Il rapporto fra erario e raccolta è però in calo dal 2019, con un passaggio dal 10,28% al 7,56%.

Lo studio evidenzia come la disciplina del settore dei giochi sia inserita in un quadro frammentario dal punto di vista della regolamentazione, in assenza di una visione organica del legislatore, motivo per cui da anni si parla dell’urgenza di un intervento di riordino, che persegua un equilibrio tra le istanze di tutela della salute dei cittadini e le esigenze dell’erario, e garantisca allo stesso tempo certezza del diritto per gli operatori economici.

Secondo i ricercatori di I-Com, nell’ottica dell’atteso di riordino del settore del gioco pubblico in Italia, una semplificazione e razionalizzazione del modello distributivo sul territorio è auspicabile e potrebbe rappresentare uno strumento di migliore gestione della distribuzione sia dal punto di vista economico che della tutela dei consumatori. L’eccessiva numerosità dei punti di vendita può infatti portare ciascun esercizio a generare un ricavo medio insufficiente a garantire un’adeguata gestione del locale, può contribuire a rendere la distribuzione del gioco più costosa e creare situazioni di crisi per la filiera che con minori ricavi fa fatica a reggere il progressivo aumento del carico impositivo. A ciò si aggiungono le sovrapposizioni di norme regionali e comunali di carattere restrittivo che hanno impedito negli ultimi anni la celebrazione delle gare ad evidenza pubblica sulle concessioni.

L’occasione offerta dalla delega fiscale sembra quindi cruciale per questi aspetti, e apre a riflettere sulla possibilità di raggiungere un riordino del modello di regolazione dei giochi pubblici”, ha commentato la direttrice dell’area Salute I-Com Eleonora Mazzoni che ha curato la ricerca. “Un ripensamento del modello distributivo che possa contenere la capillarità della rete risponderebbe, in effetti, ad obiettivi ampiamente condivisi tra cui la necessità di contenere la problematicità del gioco, la garanzia di stabilità delle entrate erariali grazie alla razionalizzazione della rete e il bilanciamento della governance dei giochi tra Stato centrale ed enti territoriali”. lb/AGIMEG