Raccolta, vincite, spesa: il settore del gioco pubblico ancora sotto attacco per una lettura sbagliata dei numeri

Ci risiamo. Il gioco pubblico è di nuovo sotto attacco da parte di chi non sa o non vuole leggere in maniera corretta i numeri del comparto. In questi anni il gioco legale sta registrando delle vere e proprie “aggressioni”, frutto di ignoranza intesa come poca conoscenza.

L’ultimo caso arriva dal Corriere Romagna di Ravenna e Imola che ha pubblicato un articolo dal titolo “Mi gioco uno stipendio all’anno. L’azzardo legale in Romagna”. A fornire i dati, frutto di una richiesta di accesso agli atti fatta dalla Federconsumatori di Modena all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, è il report “Pane e azzardo” stilato dalla CGIL emiliano-romagnola e dalla Federconsumatori regionali in collaborazione con la campagna anti azzardo “Mettiamoci in gioco”.

Ma qual è questo stipendio che viene speso? Secondo l’articolo vengono giocati nella regione circa 2.300 euro all’anno a persona. Sembrerebbe una cifra importante, peccato che sia sbagliata. Questo dato fa infatti riferimento al giocato, ma non rappresenta la spesa vera cioè quanto effettivamente esce dalle tasche dei giocatori. Facciamo un piccolo esempio. Una persona compra un Gratta e Vinci da 5 euro. Scopre di averne vinti 5 e invece di incassare prende un altro Gratta e Vinci dello stesso importo e stavolta perde. Il giocato sarà di 10 euro, ma l’effettiva spesa del giocatore sarà di 5 euro. Una differenza importante per non dire fondamentale.

Questi i veri numeri dell’Emilia Romagna forniti dall’ADM: nel 2022, tra online e negozi di gioco, sono stati puntati nella regione 8,8 miliardi di euro. Nello stesso periodo, le vincite sono state pari a 7,4 miliardi di euro. I soldi quindi veramente spesi per il gioco sono stati pari a 1,4 miliardi di euro. Considerando che gli abitanti maggiorenni (dati Istat) dell’Emilia Romagna sono poco meno di 3,7 milioni, si evince che la spesa media annua per abitante per tentare la fortuna sia di poco inferiore ai 400 euro. Questa cifra è molto lontana dallo “stipendio” evidenziato nell’articolo. In pratica in Emilia Romagna ogni abitante maggiorenne spende per tentare la fortuna 33 euro al mese, cioè un caffè al giorno.

Con questi numeri lanciare gridi d’allarme sembra quanto meno fuori posto. Bisognerebbe, prima di evidenziare un determinato fenomeno, essere bene informati su come vadano letti e interpretati i numeri dello stesso. Ma non finisce qui. Nello stesso articolo si parla anche della “forte ed illegale pubblicizzazione dei giochi”, dimenticando che il Decreto Dignità del 2018 ha proibito ogni forma di pubblicità per questo settore.

Stesso discorso quando si parla dei “più giovani”. Far giocare un minore è un reato penale che può portare alla chiusura dell’esercizio. Nel 2022 in Italia sono stati controllati oltre 26.000 negozi di gioco e di questi quasi 12.000 hanno riguardato verifiche sulla presenza di minori in sala.

Per quanto riguarda il gioco online, la procedura per poter scommettere e giocare prevede l’apertura di un conto gioco che può avvenire solo dietro accertamenti, ottenuti in varie forme, della maggiore età del richiedente con anche un sistema di autoesclusione e limitazione delle giocate.

Il sistema italiano di controlli è tra i più avanzati al mondo, tant’è che viene preso ad esempio da tanti altri paesi. La speranza è che si tratti solo di scarsa conoscenza e non ci sia dell’altro dietro questi attacchi e che si possa prima o poi arrivare ad un approccio equilibrato al settore del gioco legale. Come diceva Socrate: “Esiste un solo bene, la conoscenza e un solo male, l’ignoranza”. sb/AGIMEG