Eurispes, il contatto “fisico” con il giocatore e il ruolo dell’aspetto umano: esercente prima sentinella nel contrasto al DGA

Si è tenuta oggi a Roma la tavola rotonda promossa dall’Osservatorio permanente su Osservatorio Giochi, Legalità e Patologie dell’Eurispes sul tema “Il riordino del gioco pubblico e il ruolo dell’offerta territoriale in Italia”.

Parlando della lotta alle “azzardopatie”, è emerso quanto ad oggi sia scarsa l’offerta socio-sanitaria per il contrasto del Disturbo da Gioco d’Azzardo: carenza di specifici protocolli nella maggior parte dei SerD, limitato numero dei “presi in carico”, evidenti difformità territoriali negli interventi attuati su base regionale, inadempienze rispetto agli impegni assunti a livello regionale per le attività di comunicazione, sostanziale assenza di specifiche politiche di formazione.

Ora, dato che il “contatto” tra giocatore e offerta legale avviene negli esercizi che la offrono, risulta evidente come proprio in questi, “fisicamente”, sia possibile riscontrare e intercettare eventuali comportamenti problematici e/o patologici da parte dei giocatori.

Nei 48.950 esercizi generalisti, nelle 35.000 tabaccherie e nelle 4.550 sale specializzate (dati 2022) che offrono le diverse tipologie di gioco legale, la maggioranza dei “clienti” che, più o meno occasionalmente, “consumano” gioco, è rappresentata da “giocatori sociali”, ovvero da individui che si concedono un momento ed un’occasione di intrattenimento. Che sia un tagliando di lotteria, un “Gratta e vinci”, qualche giocata con le monete, alcune ore passate ai tavoli del Bingo, o il desiderio di “tentare la sorte” con una Videolottery, tutte queste attività, nella maggior parte dei casi, non rappresentano un pericolo, a meno che non si identifichi in chiave ideologica il gioco come un “vizio” o, addirittura, un “peccato”.

Gli esercenti della rete fisica, generalista o specializzata, realizzano il loro business sui grandi numeri e, certamente, non sul giocato dei soggetti problematici o patologici. Anzi, il “nemico” della loro attività è proprio il giocatore patologico. La sua esistenza, infatti, diffonde un’aurea di negatività sull’intera galassia del gioco, e talvolta dà il là a improvvide politiche restrittive dell’offerta che – certamente – determinano una riduzione del business legale oltre che, come abbiamo visto, l’aumento dell’attrattiva dell’offerta illegale.

Partendo da queste realistiche valutazioni, si può andare oltre ed affermare che l’esercente rappresenta la prima sentinella che può allertare sui rischi di Disturbo da Gioco d’Azzardo. Già a loro spetta il compito di vigilare sul fatto che non abbiano accesso ai prodotti del gioco pubblico i minori; oltre a ciò, negli esercizi generalisti il personale di vendita deve impedire l’accesso dei minori ai prodotti del tabacco e all’alcol. Oltre a ciò, è conosciuto il ruolo di dissuasione del consumo di alcol da parte di cittadini adulti operato dagli esercenti dei bar: “Hai bevuto troppo, non te ne servo più”.

Anche per questo da anni le associazioni della filiera hanno dichiarato e ribadito la disponibilità del personale di vendita a concertare e condividere con le autorità e i soggetti sociosanitari, presenti nei diversi territori, protocolli, supporti e politiche che portino all’identificazione e alla segnalazione di comportamenti problematici da parte dei giocatori. In questo àmbito, che necessita riflessioni su complesse questioni giuridiche in quanto investe la privacy del cittadino, si può e si deve comunque avanzare per non disperdere il potenziale che il “fattore umano”, incarnato dal personale di vendita, può rappresentare nel contrasto al DGA. Questo “fattore umano” ha già un reale valore di per sé, ma ne acquista uno ancora maggiore se si considera che, nel panorama complessivo, è l’unico elemento che può essere concretamente ed efficacemente attivato.

Fermo restando che un’attivazione del personale di vendita fino all’assunzione di una funzione pubblicamente riconosciuta nella lotta al DGA, richiede l’emanazione di specifiche normative ad oggi non ancora esistenti, è certo che questo personale andrebbe formato sulle specificità del gioco problematico, oltre che sulle modalità di esercizio della funzione di “sentinella”.