Oggi alla tavola rotonda su “Istituzioni e azzardo in Italia” è continuato il dialogo tra il sottosegretario all’Economia e la società civile sul tema della riforma del gioco pubblico
Dalla metà degli anni Novanta, la scelta di porre un freno al gioco illegale ha portato lo Stato ad allargare la presenza di gioco pubblico. Una scelta che, opportuna in origine, da un certo punto in avanti si è trasformata in un eccesso. È diventato, perciò, necessario invertire la tendenza. A partire da una riduzione dell’offerta di gioco. Si è aperto su queste considerazioni l’intervento del sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, alla tavola rotonda “Istituzioni e azzardo in Italia“, che si è tenuta oggipresso l’auditorium della Caritas di Milano.
Organizzata dalla Consulta nazionale antiusura e dalla Fondazione San Bernardino, la tavola rotonda ha avuto l’obiettivo di rilanciare il dialogo tra società civile, mondo dell’associazionismo e Governo sul tema del riordino del gioco pubblico in Italia.
“Il Parlamento – ha affermato il sottosegretario nel corso dell’incontro – ha affidato al Governo il compito di riorganizzare il gioco pubblico, perché all’esplosione dell’offerta ha fatto da specchio la crescita di una forte sensibilità sociale e culturale. La scelta di fondo alla quale siamo approdati è stata quella di avviare una consistente riduzione dell’offerta. Una scelta non semplice, a fronte di entrate che per lo Stato ammontano a circa 9/10 miliardi all’anno, ma che ha l’obiettivo di invertire la tendenza e di trovare, con l’appoggio del Parlamento, un nuovo punto di equilibrio, per recuperare un ruolo istituzionale più coerente con la cresciuta sensibilità nel nostro Paese sul tema del gioco. Due i punti al centro della nostra proposta: la riduzione del 35% delle slot machine (che passeranno dal 407mila a 265mila) approvata nella manovra di aprile da realizzare entro il 30 aprile 2018 e il dimezzamento in tre anni gli attuali 98 mila punti gioco“.
A regime, in particolare, sul territorio nazionale saranno presenti un massimo di 18mila sale, comprensive di quelle attualmente esistenti, e un numero massimo di 30/35mila esercizi che saranno in grado di ottenere la certificazione per la vendita di gioco pubblico.
“È sulla scorta di questa riduzione che – ha spiegato il sottosegretario all’Economia – abbiamo ritenuto opportuno accogliere la proposta della Consulta antiusura, delle regioni e dei comuni, di lasciare alla responsabilità degli enti locali la collocazione sul territorio dei punti gioco. A questo riguardo è opportuno sottolineare che il loro dimezzamento ridurrà permetterà la pressione sul territorio, pertanto è preferibie realizzare una dislocazione equilibrata che non porti a concentrazioni nelle periferie urbane. Questa la raccomandazione che abbiamo rivolto a regioni e comuni. L’insieme della riforma è un primo tassello, ma il riordino rappresenta, tuttavia, un’importante inversione di tendenza da parte del Governo, che deve essere consolidata perché non resti fragile. Per questo auspico che giovedì, in sede di Conferenza unificata, si raggiunga un accordo. Solo così – ha concluso Baretta – saremo in grado di occuparci di altre criticità che restano aperte. A partire dal divieto di pubblicità“. lp/AGIMEG