Ancora numeri che dimostrano l’inutilità della politica proibizionista del Piemonte contro il gioco legale. Dopo le numerose inchieste della Guardia di Finanza, Polizia e Carabinieri che hanno portato alla luce una recrudescenza del gioco illegale nella regione, ecco che arrivano i numeri del Dipartimento dell’Asl di Torino a mostrare come 3 anni di distanziometro e politiche restrittive non abbiamo ottenuto nessuno dei risultati per i quali erano state introdotte. Nel 2016, l’allora giunta Chiamparino, approvò all’unanimità la Legge Regionale “Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico”. Si trattava di Norme che di fatto espellevano o quasi il gioco dalle città e che miravano, secondo i loro ideatori, a prevenire il fenomeno della malattia di gioco. Dopo le inchieste delle forze dell’ordine, ecco i dati dell’Asl di Torino che riportano le persone che si sono rivolte alla struttura sanitaria a causa di alcune dipendenze. I dati parlano che sono 5.300 persone che si sono rivolte al Dipartimento dell’Asl di Torino. Le droghe hanno fatto registrare 3.700 casi, a seguire alcol (1.150), il gioco d’azzardo (260) e il tabacco (165). In pratica la malattia da gioco d’azzardo ha riguardato circa il 5% delle persone in cura. Si tratta di un dato elevato, rispetto ad esempio al Lazio, dove il Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale ha mostrato un dato sulle persone in cura per ludopatia del 4,6%. Insomma, nel Lazio un dato minore e con una politica assolutamente meno restrittiva di quella del Piemonte. Una dimostrazione che tre anni di proibizionismo in Piemonte non sono serviti a nulla. cdn/AGIMEG