Giochi, Ughi (Obiettivo 2016): “Baretta sbaglia a voler accorciare la filiera. I gestori figura fondamentale per il settore. Nelle scommesse bisogna aiutare gli imprenditori non i grandi concessionari”

“I grandi concessionari fanno bene a puntare sui grandi numeri in vista della prossima gara, ma devono tener conto delle esigenze dell’imprenditore che investe in una sala. Il costo della concessione è nettamente inferiore rispetto all’insieme di costi generali come personale, affitto, arredamento e affitto. Alzare ogni giorno la saracinesca di un locale, 7 giorni su 7 e con un orario molto lungo può richiedere un investimento di circa 200-220 mila euro l’anno, mentre la concessione e la gestione della stessa possono richiedere circa 18mila euro ogni 12 mesi. Tutto questo serve a far capire ai grandi concessionari che devono tener conto di questa differenza, o la rete sarà composta da tanti imprenditori che si muoveranno individualmente”. Così Maurizio Ughi, amministratore unico di Obiettivo 2016, commenta ad Agimeg la situazione del betting italiano in vista della prossima Sanatoria. “La vera sfida – commenta – è dare all’imprenditore la possibilità di operare al meglio. Molti concessionari stanno cercando di trasformare i propri contratti, cercando ad esempio compartecipazione del rischio. Bisogna invece rivedere le pretese e prendere poco da tanti soggetti, piuttosto che tanto da pochi. Tutti i concessionari devono organizzarsi con una rete sorte sul territorio, che possa garantire servizi migliori rispetto ad altri e le condizioni più convenienti sul mercato”.

Si arriva quindi all’argomento del palinsesto. Ughi riesce renderlo molto piacevole. “Mi piace il gelato – esordisce – e prendo sempre quello alla nocciola, però scelgo la gelateria che mi offra 50 gusti diversi e che sia in grado così di richiamare la mia attenzione. Allo stesso modo nelle scommesse bisogna puntare ad avere una proposta più ampia possibile. Poco importa se il gioco viene poi concentrato su un ventaglio ristretto di puntate. La battaglia sul palinsesto più ampio, del resto, la porto avanti da anni”.
Si parla poi dell’ipotesi di rivedere verso il basso i limiti di giocata. “E’ un rischio – osserva Ughi -. Mi spiego. Lo sportellista, il ticket e il resto dei costi possono essere ammortizzati dal volume di gioco. Questo, nel caso venga ridotta (ad esempio a 10 centesimi) l’unità minima di puntata, potrebbe calare. Il problema potrebbe però essere superato nel caso venisse allo stesso tempo alzata la giocata minima complessiva”.
Ughi commenta anche quanto ha detto Pier Paolo Baretta, intervenuto oggi a Roma nel corso di un convegno sui giochi. “Penso – ha detto il sottosegretario al Ministero dell’Economia – ci siano troppi concessionari e troppi gestori, dobbiamo pensare a un settore slot piú snello e organizzato”.
Pronta la risposta dell’amministratore unico di Obiettivo 2016. “Non condivido l’impostazione di Baretta e la sua idea di accorciare la filiera. Il settore delle slot non può fare a meno della competenza dei gestori, che conoscono il territorio le esigenze dei giocatori. Il contratto di concessione stipulato con Aams prevede rilascio di nulla osta, raccolta del denaro e il collegamento a Sogei. Non c’è scritto che è necessario avere altre competenze. Se si accorcia il settore soprattutto colpendo la parte bassa della piramide, si rischia di vivere di operazioni finanziarie, ma non di competenza. In questo modo il gioco non potrebbe andare avanti. Ci si limita alla raccolta del denaro. Mi meraviglio che Baretta abbia detto questo. La Stabilità prevede 10mila negozi e 5mila corner, ma non è detto che tutto debba finire in mano a 3 concessionari. E’ lecito invece pensare a 10mila imprenditori. Un sottosegretario deve lavorare sulla legge, non può entrare nel merito dell’attività d’impresa”. cz/AGIMEG