Arriva da Sistema Gioco Italia una replica alla relazione “Il gioco d’azzardo e le sue conseguenze sulla società italiana. Il peso del gioco illegale nelle province italiane”, realizzata da Maurizio Fiasco per la Consulta Nazionale Antiusura e presentata qualche giorno fa a Roma. “Questa ricerca contiene molte inesattezze e imprecisioni, anche gravi”, si legge nella nota di Sgi, che continua: “In riferimento alla tabella n. 1 della “Relazione Fiasco” la somma delle quote payout, filiera e erario, che deve dare 100, nel Bingo e nei giochi a base ippica dà rispettivamente 99 e 87,5. Le VLT danno invece come somma 101, avendo fortemente sottostimato la parte erariale che è il 5% e non il 2% come appare in tabella. Applicando la corretta resa erariale, il risultato sarebbe addirittura 104. I molti errori nei numeri che stanno alla base della ricerca non possono che intaccarne l’impianto complessivo, nonché la credibilità ed attendibilità della ricerca stessa”. Di seguito la Tavola n. 1:
Giochi con asimmetria in attivo per lo Stato
Payout Filiera Erario Consumo lordo
New Slot 75,0% 12,4% 12,60% 32.400
Lotterie 71,6% 11,9% 16,5% 10.200
Lotto 57,9% 15,1% 27,0% 6.800
SuperEnalotto+Win for Life 43,6% 11,7% 44,7% 2.400
51.800
Giochi con asimmetria in passivo per lo Stato
Payout Filiera Erario Consumo lordo
VLT 90% 9,0% 2,00% 12.500
Bingo 70,0% 18,0% 11,0% 1.900
Gioco a base ippica 71,5% 11,2% 4,8% 5.300
Gioco a base sportiva 80,0% 15,4% 4,6%
Skill Games 88,0% 9,0% 3,0% 6.200
Poker Cash e Casino online 97,0% 2,40% 0,60% 2.300
28.200
”La ricerca – continua Sgi – sostiene che la condizione che accomuna molti Concessionari dei giochi è di essere indebitati con banche e finanziarie. L’affermazione non è supportata da nessun dato. Ammesso e non concesso che la condizione dei Concessionari sia quella di essere indebitati – come peraltro avviene per il 99% delle imprese di qualunque genere in qualunque parte del Mondo – non si capisce come questo sia – automaticamente – un indizio della volontà illegale o truffaldina degli stessi. Come conseguenza del precedente punto Fiasco evince la necessità di immettere nella filiera “legale” risorse illegali provenienti dal gioco in “nero”, pena il default. Da qui conclude che il gioco legale “produce” gioco illegale o nero. Per quanto detto, l’affermazione – peraltro assolutamente falsa – equivarrebbe a dire che una qualsiasi azienda, indebitata con le banche, per continuare a vivere deve ipso facto rivolgersi a proventi illegali. Evidentemente l’economia vera riporta altri dati e fatti. Secondo Fiasco il settore dei giochi “dissipa” le risorse del decreto “Salva Italia” del 6/12/2011, perché le banche avrebbero impiegato i flussi provenienti dalla Bce più per finanziare i concessionari di gioco che per altri soggetti economici. Ciò avrebbe provocato la riduzione di occupati nei settori produttivi e dei servizi e, in seguito, la chiusura di aziende. All’interno della relazione tali affermazioni risultano come pure congetture, non supportate da cifre e dati. Anche qui siamo nel campo del sogno e non della realtà fattuale. Fiasco prospetta la rinuncia (a causa del gioco) ad entrate enormi per la fiscalità, “quali sarebbero possibili dall’impiego di una spesa di equivalenti proporzioni nei beni e nei consumi ordinari.” Stiamo anche qui parlando dell’economia dei sogni. Ai Ministeri competenti, prima che a Confindustria Sistema Gioco Italia, risulta invece, che il settore dei giochi è una delle principali fonti di reperimento di risorse per l’Erario”.
La replica di Sistema Gioco Italia continua poi sui dati del gioco online: “Senza citarne la fonte, Fiasco sostiene che il gioco on-line viene tassato allo 0,1%. Non è così. Il dato certificato dall’Istituto Bruno Leoni dimostra che per le scommesse virtuali la tassazione è pari al 20%, come per il poker cash e i casino games ,e addirittura del 26,5% per le scommesse sportive. In merito si riporta la tabella dell’Istituto Bruno Leoni di pochi mesi fa costruita su dati ufficiali ADM, con la distribuzione percentuale dell’imposizione fiscale per tipologia di gioco. L’imposizione fiscale media del settore dell’on line italiano supera il 25%. I dati di Francia, Spagna, Danimarca, Regno Unito fanno emergere l’assoluta linearità del dato italiano con quelli internazionali. Il “paradiso fiscale” Malta fa – evidentemente – storia a sé.
La tesi provocatoria secondo la quale “il gioco legale non serve a contrastare la criminalità” è smentita da dati. Prima del 2004 l’illegalità permeava tutto il mercato e solo con una forte azione di legalizzazione essa è diminuita. Vero è che restano delle sacche di illegalità che si sono sviluppate negli ultimi anni, in presenza di interventi di limitazione del gioco lecito:
– il poker texano è ancora vietato ma “spopola” nelle migliaia di circoli illegali
– l’intermediazione nelle scommesse è vietata, eppure è la nuova frontiera per i Centri Trasmissione Dati (CTD) che raccolgono scommesse per conto dei bookmaker stranieri che operano in Italia senza Concessione alcuna;
– i Totem erano una rarità prima che si introdussero i distanziometri che hanno reso impossibile l’installazione di giochi leciti in molti esercizi”.
La replica conclude esponendo la situazione prima della legalizzazione del gioco:
”- prima di AWP e VLT c’erano (a centinaia di migliaia) i VIDEOPOKER illegali,
– prima delle scommesse legali c’erano già quelle illegali
– prima del gioco on line legale (.it) c’era il gioco sui siti illegali “.com”. Ricordiamo che la legge sull’oscuramento dei siti di gioco illegali è addirittura precedente alla nascita del gioco on line autorizzato”. lp/AGIMEG