Espandere il gioco d’azzardo al fine di rilanciare l’economia può essere positivo nel breve termine, ma sul lungo periodo non è vantaggioso. E’ quanto emerge da uno studio condotto dal Rockefeller Institute of Government sull’impatto del gioco d’azzardo sui bilanci statali. Secondo il rapporto, che mette sotto la lente il mercato degli USA, i ricavi derivanti da giochi e lotterie negli States sono scesi ininterrottamente negli ultimi dieci anni e nonostante 12 Stati abbiano introdotto o ampliato l’offerta di gioco, gli introiti fiscali sono stati ben al di sotto delle attese. “La storia dimostra che sul lungo termine la crescita immediata dei ricavi si attenua e tende ad azzerarsi”, afferma lo studio, che indirettamente fornisce una risposta a quegli Stati che puntano ad aprire al gioco d’azzardo ritenendolo una panacea per le casse erariali. Tra gli esempi riportati nello studio, quello del New Jersey, dove è in discussione un progetto di legge per aprire nuove case da gioco nel Nord dello Stato, al fine di incrementare le entrate erariali. Una mossa ritenuta inutile, se si considera che i casinò di Atlantic City hanno perso il 70% degli incassi in appena sei anni, un tracollo che non potrebbe essere risollevato con l’apertura di nuovi tavoli verdi. Complessivamente, evidenzia lo studio, nonostante i grandi investimenti degli ultimi anni nel gioco d’azzardo, i ricavi degli Stati derivanti dal gioco sono diminuiti dell’1,5% e il trend potrebbe ancora peggiorare. Secondo il rapporto, dunque, una politica di espansione dell’azzardo può aiutare le casse erariali nel breve termine, ma non può essere sostitutiva di una forte e strutturata politica fiscale. Cr/AGIMEG