Giochi, report FIGC: calcio italiano muove 13,7 miliardi di euro, il 33% dalle scommesse con puntate per 4,5 miliardi nella stagione 2014/2015

Il movimento economico complessivo del calcio italiano, comprendendo l’attività professionistica, quella dilettantistica e il relativo indotto, produce un giro d’affari stimabile in circa 13,7 miliardi di euro, dato in crescita negli ultimi 10 anni di oltre il 50%. Il trend è in controtendenza rispetto al clima economico generale del Sistema Paese: solo negli ultimi 20 anni, il fatturato è cresciuto in media all’anno del 6,1%, mentre il PIL italiano non ha superato il 2%. E’ quanto emerge dal primo bilancio integrato (al 2015) della Federazione Italiana Gioco Calcio presentato dal presidente della FIGC Carlo Tavecchio. In questo quadro, le scommesse sportive nella stagione 2014/2015 hanno pesato per 4,5 miliardi di euro, pari al 33% del giro d’affari totale, più dei 4,1 miliardi di indotto (30%), dei 2,6 miliardi di fatturato del calcio professionistico (19%) e dei 2,5 miliardi del calcio dilettantistico (18%).
Un altro aspetto peculiare riguarda il sempre più importante e cruciale ruolo giocato dal calcio nel Sistema Paese, ad esempio sotto il profilo della contribuzione fiscale e previdenziale: nel 2013 il calcio professionistico italiano ha prodotto una contribuzione pari a 895,1 milioni di euro, che diventano 1.020,6 milioni se consideriamo anche il gettito erariale derivante dalle scommesse sul calcio (125,5 mln) e 1.052,9 milioni includendo anche i dati relativi alla contribuzione fiscale della FIGC e del calcio dilettantistico e giovanile.
In tema di contrasto all’illecito sportivo, si legge nel report, nel luglio 2015, il Consiglio federale ha condiviso all’unanimità l’aumento del minimo edittale per la fattispecie prevista dal divieto di scommesse ed obbligo di denuncia. Nel primo caso l’inibizione o squalifica
passa da due a tre anni, nel secondo caso da tre mesi a sei mesi. Lo stesso è stato deciso nelle fattispecie dell’illecito sportivo e obbligo di denuncia, le cui sanzioni passano, nel primo caso, da un minimo edittale da tre a quattro anni e, nel secondo caso, da sei mesi ad un anno. La rivisitazione del Codice di Giustizia Sportiva si aggiunge alle altre numerose iniziative implementate dalla FIGC sul tema dell’integrità. lp/AGIMEG