Giochi, Rapporto Dia: “La collaborazione tra cosche e altre organizzazioni criminali fatta con l’operazione “Gambling” potrebbe rivolgersi verso altri settori, ancora inesplorati”

Collaborazione tra cosche ed altre organizzazioni criminali, “in linea di continuità con quanto registrato nel semestre (secondo del 2015, ndr) nel corso dell’operazione “Gambling” in materia di scommesse online, potrebbe rivolgersi, in futuro, verso altri settori illeciti sino ad ora non esplorati dalla ‘ndrangheta”. E’ quanto rileva la Dia, nel rapporto mafie del secondo semestre 2015, riguardo la Calabria. “Le cosche reggine – continua il rapporto – continuano a manifestare, a fattor comune, una forte capacità di innovazione nelle strategie imprenditoriali, diversificando costantemente il paniere degli investimenti e cogliendo le opportunità offerte da un sistema economico globalizzato. Le evidenze investigative raccolte nel semestre nell’ambito della citata operazione “Gambling”, conclusa nel mese di luglio, hanno fatto luce, infatti, sugli interessi della ‘ndrangheta verso il mondo delle scommesse e dei giochi online. Si tratta di un settore dove, negli ultimi anni, è già stato registrato l’interesse di altre organizzazioni criminali – certamente in grado di proiettarsi oltre confine e di strutturare una rete efficiente per la raccolta e la gestione delle scommesse – ma il modus operandi adottato dalla ‘ndrangheta merita una riflessione a se stante, per una pluralità di motivazioni. Innanzitutto per la capacità di operare alla stregua di una vera e propria holding dell’illecito, partecipata in primis dalla cosca Tegano e con ruoli decisionali affidati a soggetti affiliati ai Pesce, Logiudice, Ficareddi, Alvaro e Cordì; cosche appartenenti, dunque, ad altre aree della regione. Una “strategia d’impresa” che non ha trascurato, poi, la possibilità di far aderire alla rete commerciale anche imprese colluse con cosa nostra e con la camorra. Si tratta, a ben vedere, di una società di capitali in cui l’affidabilità viene da quel “capitale mafioso interamente versato” che rappresenta, anche all’estero, garanzia di sicuri e consistenti profitti. Si può parlare, non a caso, di una “diffusione del brand” con cui ha operato l’organizzazione, garantito tra l’altro da una rete commerciale strutturata gerarchicamente, che dal territorio reggino era in grado di controllare società in Austria, in Spagna e in Romania, attraverso una società di riferimento stabilita a Malta, che in passato aveva operato utilizzando anche licenze delle Antille olandesi e di Panama. E’ risultato evidente come l’organizzazione avesse mutato la propria sede di interessi a seconda del Paese che garantiva una minore imposizione fiscale, mantenendo però sempre saldo il centro decisionale e operativo a Reggio Calabria. Quelle appena descritte costituiscono le premesse che hanno consentito a questa ultra organizzazione ‘ndranghetista di tessere la rete di un colossale business collegato, appunto, all’esercizio abusivo dell’attività di gioco e scommesse online. L’associazione criminale operava con società schermo, dislocando in Stati esteri i server per la raccolta informatica delle giocate: in questo modo non solo aggirava la normativa nazionale, realizzando importanti profitti, ma reinvestiva i guadagni acquistando ulteriori imprese e licenze. Con tale modus operandi l’associazione criminale, oltre a sottrarsi al pagamento delle imposte e a non dichiarare gli utili di impresa prodotti all’estero, riusciva a riciclare enormi flussi di capitali illeciti. Se da un lato la federazione di cosche ‘ndranghetiste ha rappresentato il fulcro economico-relazionale attorno al quale strutturare gli affari dell’organizzazione, dall’altro solo la perfetta sinergia operativa tra la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri, la Guardia di Finanza e la Dia, coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha consentito di elaborare un’adeguata strategia investigativa. La somma delle esperienze di ciascuna istituzione ha, infatti, rappresentato il vero valore aggiunto dell’azione di contrasto, che ha portato, tra l’altro, all’arresto di oltre 40 responsabili, al sequestro di 11 società estere e di 45 società operanti sul territorio nazionale nel settore del giochi e delle scommesse, di oltre 1500 punti commerciali per la raccolta giocate, di 82 siti nazionali e internazionali di “gambling online” e di innumerevoli immobili, il tutto per un valore stimato di circa 2 miliardi di euro”. “Vale la pena di richiamare la già descritta operazione “Gambling” – si legge nel rapporto, nelle regioni del Veneto e del Friuli Venezia Giulia – (…), nell’ambito della quale sono stati arrestati due avvocati, uno padovano ed uno veneziano, abili nel costituire società in paradisi fiscali per eludere la normativa nazionale sulle attività di gioco e per riciclare i proventi illeciti della cosca Tegano”. “L’attività di indagine – segue nella parte dedicata all’Austria – ha dimostrato come soggetti appartenenti alla cosca, avvalendosi di società estere di diritto maltese, avessero esercitato abusivamente l’attività del gioco e delle scommesse online anche in altri Paesi europei, tra cui l’Austria, dove ad Innsburck è stata sequestrata una società”. lp/AGIMEG