Prevedere un distanziometro di 500 metri tra punti gioco e luoghi sensibili valido in tutta Italia, introdurre un’unica autorizzazione delle Questure per sale giochi e agenzie di scommesse e un regime autorizzatorio di competenza statale per l’apertura o il trasferimento delle sale. Sono i punti chiave che l’Anci proporrà alla Conferenza Unificata Stato-Regioni-Enti Locali per la redistribuzione del gioco sul territorio. L’associazione punta a lasciare ai Comuni “la competenza sulla disciplina edilizia speciale in materia di realizzazione e trasformazione delle sale” e, in collaborazione con le Regioni, “la competenza sulla pianificazione territoriale attraverso i piani regolatori e altri strumenti urbanistici”. L’Anci chiede inoltre di prevedere “un fondo, da quantificare in misura percentuale rispetto alle entrate erariali derivanti dal gettito assicurato da AWP e VLT, da destinare ai Comuni per fini di pubblica utilità”. Unico punto su cui l’Anci auspica un “prossimo approfondimento” riguarda le case da gioco: i Comuni segnalano “l’opportunità di intervenire anche su questo particolare aspetto”, evidenziando la “paradossale situazione determinatasi a partire dal 2002, con la liberalizzazione dell’offerta del gioco d’azzardo. Da un lato, un modello di gioco pubblico fondato sul regime concessorio e autorizzatorio, oggi oggetto di revisione normativa; dall’altro un modello di gioco, anch’esso pubblico (i casinò), che trova fondamento in una legislazione in deroga ripetutamente censurata dalla Corte Costituzionale”. dar/AGIMEG