Giochi: per gli analisti internazionali necessarie le fusioni tra i grandi operatori. Ci sarà comunque spazio per chi ha prodotti di nicchia

“Da un lato l’aumento dei costi e degli investimenti – in particolare l’inasprimento della tassazione  e la necessità di offrire prodotti sempre all’avanguardia – dall’altro la necessità di contrastare un’offerta sempre più competitiva”. Secondo Nick Batram, analista del broker Peel Hunt, sono questi i due principali fattori che, nel settore dei giochi, hanno determinato la raffica di fusioni degli ultimi mesi. Batram si è concentrato soprattutto sugli operatori anglosassoni – in pochi mesi si è assistito alla fusione tra Gala Coral e Ladbrokes, e a quella tra Betfair e Paddy Power, mentre GVC Holdins si appresta a acquisire bwin.party – ma le concentrazioni riguardano l’intero settore a livello mondiale. In Italia, ad esempio, Snai e Cogemat hanno annunciato la fusione pochi mesi fa, mentre IGT – la vecchia Lottomatica – sta portando avanti le trattative per acquisire Sisal. A accelerare il processo di concentrazione, c’è anche il ruolo crescente che stanno avendo i fondi di investimento A dicembre scorso CVC Capital Partners ha acquisito l’80% di Sky Bet; bwin.party sta per essere rilevata da GVC Holdings, che già controlla Sportingbet. “I gruppi  di private equity solitamente puntano sui settori a alto potenziale, li sviluppano e quindi li fondono con qualcosa di diverso, in modo da accrescere la propria influenza” commenta Mark Jordan, consulente di PWC. “I colossi del gioco che ne nasceranno saranno in grado di indirizzare le scelte su sistemi regolatori e regimi fiscali”. Ma per Jordan, accanto a questi grandi soggetti, continueranno a esistere una massa di piccoli operatori che “non rispetteranno le regole, o raccoglieranno gioco nei paesi ancora non  regolamentati”. Per Paul Leyland di Regulus Partners, ci sarà spazio anche per le compagnie che “offrono prodotti di nicchia, o estremamente innovativi”. “A rischio” invece gli operatori di medie dimensioni, che “fanno le stesse cose dei competitor più grandi”.

 

Giochi: mercato mondiale in contrazione ed attesa per la “point of consumption” ovvero la tassa sul luogo in cui la giocata viene piazzata

Secondo una recente ricerca, il mercato dei giochi nel 2015 è destinato a subire una contrazione del 2,6% (la GGR si attesterà a 488 miliardi di dollari), ma il trend sarà in gran parte determinato da quello che avviene in Cina, dove le leggi anticorruzione introdotte un anno fa stanno determinando un crollo della spesa sui giochi. Un esempio evidente è quello di Macao, le cui case da gioco nei primi otto mesi dell’anno perdevano già il 36,5% (19,8 miliardi di dollari). In altri paesi il quadro non è così nero. La Gran Bretagna ad esempio tra il 2010 e il 2014 è passata  da una GGR di 5,6 miliardi di sterline a una di 7,1 miliardi. Il merito però va quasi interamente al gioco online, e Paddy Power – nel bilancio 2014 – ipotizza che il 90% della crescita futura verrà dal gioco via cellulare. In questo segmento però, occorre  valutare che impatto avrà il nuovo sistema di tassazione basato sul point of consumption, ovvero sul luogo in cui la giocata viene piazzata, e non sulla residenza fiscale dell’operatore. Inoltre “il settore diventa sempre più competitivo” sottolinea Batram, analista del broker Peel Hunt, “gli operatori quindi devono effettuare continui investimenti per rendere i siti di gioco accattivanti. In questo quadro, il gioco a terra sembra destinato a subire forti contraccolpi. Nel mercato inglese, ad esempio, la tassazione sugli apparecchi da intrattenimento è stata portata al 25%, mentre per le Fobt – da tempo nell’occhio del ciclone – si intende introdurre un limite massimo di spesa di 50 sterline. “Il gioco in agenzia, se organizzato nel modo giusto, ha ancora un potenziale” spiega Batram. “Il settore sta studiando come integrare offerta a terra e online, in modo da creare un valore aggiunto per il consumatore. In altri settori – come il cinema o l’abbigliamento – l’online non ha ucciso il fisico. Avverrà la stessa cosa anche nel caso del gioco, le agenzie e le sale continueranno a essere una parte determinante del mix”. lp/AGIMEG