I giocatori problematici assistiti “nel corso del 2012 dai Servizi per le Dipendenze ammontano a circa 5.138, con una netta prevalenza del sesso maschile (83%). Lombardia e Piemonte sono le Regioni con il maggiore numero di soggetti trattati”. E’ il quadro che traccia il Ministero della Salute, nella Relazione Sullo Stato Sanitario Del Paese 2012-2013. Il Ministero – riporta l’Agimeg – evidenzia tuttavia che non è possibile definire con esattezza il numero di giocatori problematici: “La dimensione del fenomeno in Italia è difficilmente stimabile in quanto a oggi non esistono studi accreditati, esaustivi e validamente rappresentativi del fenomeno”. Sottolinea tuttavia che secondo il Dipartimento delle Politiche Antidroga “la stima dei giocatori d’azzardo problematici (cioè di coloro che giocano frequentemente investendo anche discrete somme di denaro, ma che non hanno ancora sviluppato una vera e propria dipendenza patologica pur essendo a forte rischio evolutivo) varia dall’1,3% al 3,8% della popolazione generale, mentre la stima dei giocatori d’azzardo patologici (cioè con una vera e propria malattia che si manifesta con una dipendenza patologica incontrollabile) varia dallo 0,5% al 2,2%”.Inoltre, “da alcune osservazioni, inoltre, emergerebbe che il 60,0% degli introiti totali da gioco (almeno per quanto riguarda le slot machine) sarebbe alimentato proprio da questa percentuale minoritaria di giocatori patologici più vulnerabili. Si tratta di soggetti particolarmente esposti che, per una serie di fattori, individuali (di tipo neuropsichico), familiari e ambientali, se esposti allo stimolo del gioco e/o a pubblicità incentivanti il gioco possono sviluppare una vera e propria patologia”. E ancora, fa riferimento all’indagine conoscitiva “Student population survey” sempre condotta tra il 2012 e il 2013 dal DPA su studenti tra i 15 e i 19 anni, in cui si rileva “la pratica del gioco d’azzardo nel 49,4% degli intervistati. Questa popolazione è composta da una percentuale di giocatori sociali (39,0%), da giocatori problematici (7,2%) e da giocatori patologici (3,2%). I soggetti di genere maschile hanno una prevalenza di gioco nettamente superiore rispetto a quelli di genere femminile (59,2% vs 37,1%). Un’interessante anche se preoccupante associazione è stata trovata tra frequenza della pratica del gioco d’azzardo e consumo di sostanze, che evidenzia una correlazione lineare tra le due condizioni sia nella popolazione giovanile (15-19 anni) sia in quella generale (15-64 anni)”.
Giochi, Ministero Salute: “Piano Nazionale su Gioco Patologico coordina interventi sul territorio”
La Relazione Sullo Stato Sanitario Del Paese 2012-2013 del Ministero della Salute ricorda che il decreto Balduzzi abbia dettato una serie di misure per contrastare il gioco d’azzardo patologico, prevedendo “in particolare l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) per la prevenzione, cura e riabilitazione dei soggetti affetti da ludopatia”. Il decreto ha inoltre istituito “l’Osservatorio Nazionale per il GAP presso l’Agenzia dei Monopoli e delle Dogane che si è insediato nel marzo del 2013 e nello stesso anno ha emanato, su proposta del Dipartimento delle Politiche Antidroga, il Piano d’Azione Nazionale sul GAP (PAN-GAP)”. Il piano viene definito come “uno strumento di programmazione generale indispensabile per poter coordinare gli interventi su tutto il territorio nazionale e indirizzare in maniera più coordinata e sostenibile le varie progettualità che possono essere messe in campo dalle organizzazioni operanti nel settore e aventi diversi livelli di competenze e responsabilità”. Si punta in primo luogo a “creare una base semantica comune e una serie di indirizzi utili ai quali ogni Ente o organizzazione, ciascuno per la propria competenza e responsabilità, può far riferimento per sviluppare azioni e progetti finalizzati coerenti con le linee comuni”. Inoltre il Piano detta una serie di interventi prioritari, come la realizzazione di help line telefoniche per ogni Regione (coordinate in un network nazionale); la definizione e applicazione di indicazioni utili per ridurre l’impatto pubblicitario incentivante il gioco sulla popolazione vulnerabile e l’accessibilità alle slot machine e alle altre forme di scommesse o lotterie; la diffusione di totem interattivi per test di autovalutazione del rischio e informazioni di base.
Da parte sua, nella Relazione trasmessa al Parlamento, il Dipartimento delle Politiche Antidroga ha messo in evidenza “una forte correlazione del GAP con l’uso/abuso di sostanze stupefacenti e con l’uso/abuso di alcol e tabacco” e ha sottolienato come “le persone vulnerabili al gioco d’azzardo abbiano anche una base neuro-psico-biologica comune che li porta a sviluppare dipendenze anche verso le sostanze stupefacenti e alcoliche e viceversa. Questa importante osservazione può servire a orientare la programmazione dei Dipartimenti per le Dipendenze e dei Servizi di prevenzione e cura verso risposte multiple e integrate per le varie forme di dipendenza”. Il DPA ha inoltre evidenziato “la necessità di procedere alla formazione degli operatori pubblici” e pertanto “ha attivato un corso di formazione nazionale rivolto ai Dipartimenti delle Dipendenze delle Regioni e Province Autonome sulle tecniche di riabilitazione e cura del GAP, durante il quale sono stati formati circa 100 operatori di 14 Regioni italiane”. Per reperire le risorse necessarie a finanziare gli interventi previsti dal PAN-GAP, il DPA ha chiesto di attingere sia ai “fondi e finanziamenti già esistenti provenienti dalle quote che i concessionari devono investire in azioni di questo tipo (sulla base delle convenzioni in essere)”, sia alle “quote marginali che potrebbero essere recuperate dalla redistribuzione delle vincite”.
Giochi, Ministero Salute: “Impossibile al momento valutare i risultati degli interventi contro il GAP”
Non c’è, “anche per la scarsità dei dati disponibili”, una “valutazione degli esiti degli interventi e dei reali risultati prodotti” per contrastare il fenomeno del gioco d’azzardo patologico. E’ una delle criticità che – riporta l’Agimeg – rileva il Ministero della Salute, nella Relazione Sullo Stato Sanitario Del Paese 2012-2013, in cui una specifica sezione viene dedicata proprio alle ludopatie. Il Ministero lamenta inoltre “la ridotta presenza di interventi di prevenzione precoce (dai 6 agli 8 anni), limitati per lo più ai soggetti vulnerabili con disturbi comportamentali e deficit di attenzione. Tali rilevazioni sono state sviluppate soltanto in circa 40 centri del progetto DPA “Early detection” – programmi di identificazione precoce degli utilizzatori giovanissimi di sostanze, anche mediante counseling e drug test precoce”, nonché “la scarsa diffusione delle informazioni circa la prevenzione sulla rete internet e sui social network, particolarmente frequentati dai giovani”. gr/AGIMEG