Giochi, Guerreschi (Siipc): “Distanziometro o limitazioni orarie non servono, vanno formati i gestori”

“Entrare in tabaccheria per un gratta e vinci anziché in una sala dedicata al gioco d’azzardo è un comportamento culturalmente più accettato. Ma dal punto di vista della dipendenza non c’è alcuna differenza. Iniziative votate al proibizionismo e a demonizzare il gioco d’azzardo, dalle limitazioni orarie allo spostare le slot a 500 metri da scuole, luoghi di ritrovo e di culto, centri sportivi, non porta da nessuna parte. Non fa chiarezza ma, al contrario, crea ancora più confusione. Una persona dipendente dal gioco arriva a compiere chilometri e chilometri a piedi ogni giorno per poter giocare. Cinquecento metri o mezz’ora di attesa non sono nulla”. E’ quanto afferma il presidente della Siipc, Società italiana intervento patologie compulsive, Cesare Guerreschi, in occasione della conferenza ‘Liberi di giocare, liberi di sognare! L’azzardo a Verona’. Per lo psicoterapeuta, “è necessario formare i gestori dei luoghi in cui si gioca d’azzardo, affinché sappiano riconoscere e segnalare i casi a rischio. Non è da demonizzare il gioco a soldi in sé ma la possibilità che sfoci in dipendenza. Affidare a loro una parte del controllo non è un controsenso: la verità è che un giocatore incallito, in breve tempo, è un cliente perso”. Per quanto riguarda l’online e il rischio che corrono i minori, aggiunge che “non dovrebbe venire mai meno il controllo serrato dei genitori, vigili sia sui propri figli che sul proprio conto corrente ed eventuali carte di credito. Andrebbero comunque pianificate una serie di normative ad hoc in grado di arginare la diffusione del gioco online. È la legislatura che dovrebbe impedire l’accesso incondizionato all’azzardo via internet, soprattutto nei giovani. È complesso ma possibile”. dar/AGIMEG