“In legge di Bilancio, all’articolo 90, il Governo afferma che la necessità di svolgere le gare per le connessioni sulle scommesse va prima contemperata con un corretto assetto distributivo dell’azzardo e allora proroga le concessioni in essere e obbliga le Regioni ad adeguare le proprie leggi sulla dislocazione dei punti d’azzardo secondo l’intesa raggiunta il 7 settembre in Conferenza Unificata. Ma non è chiaro come le regioni dovrebbero adeguare le proprie leggi”. E’ quanto ha dichiarato il senatore Giovanni Endrizzi (M5S) nel prosieguo in Senato della discussione del disegno di legge “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020”. “Il punto 5 dell’accordo prevede una clausola di salvaguardia in materia di prevenzione e contenimento dell’azzardo riferita però ad alcune specifiche situazioni di contrasto. Le regioni che hanno leggi più restrittive in questo campo potranno mantenerle, ma anche le altre potranno adottare misure più efficaci se necessario. Ma la clausola si trova al punto 5: le distanze minime da scuole, chiese e luoghi sensibili sono trattate separatamente al punto 2 dove nessuna clausola di salvaguardia è prevista, anzi è stato inserito un assurdo, che le Regioni e gli enti locali nel tutelare la salute debbano tener conto degli investimenti privati e che non possano con leggi e piani urbanistici determinare zone libere dall’azzardo. Siglato l’accordo tutto dipendeva da come il Governo avrebbe dato attuazione all’accordo stesso nel decreto ministeriale annunciato per fine ottobre. La legge bilancio 2016 prevedeva che l’accordo Stato-Regioni sarebbe stato attuato con un decreto ministeriale da sottoporre al parere delle commissioni parlamentari. Dopo l’accordo le regioni non potranno più chiudere punti gioco ma solo decidere dove collocarlo ed ecco che al posto del decreto arriva la legge di Bilancio, con le velate minacce di imputare un danno erariale qualora non depotenziassero le norme antiazzardo. Le convenzioni non si rinnovano finché le Regioni non si adeguano ma nel frattempo i concessionari possono continuare a lavorare”, ha concluso Endrizzi. lp/AGIMEG