Giochi: Delega Fiscale, “Lodo Baretta”. Su riserva statale ipotesi di mediazione tra Governo e Enti Locali

Si discute ancora del decreto delegato sui giochi, attuativo dell’articolo 14 della Delega Fiscale. Nodo da risolvere, in particolare, il confronto tra Governo e Enti Locali, su quello che è stato definito Far West normativo sulle leggi regioali che negli ultimi anni hanno emanato nuovi regolamenti locali sulla diffusione di apparecchi da gioco, fasce orarie di apertura delle sale e sanzioni a carico dei trasgressori. Dal punto di vista del governo il far west normativo è un problema.Il decreto che sarà sul tavolo del governo nel consiglio dei ministri del 16 giugno, prevede una razionalizzazione e una riduzione del numero delle slot machine che dovrebbe portare, secondo le intenzioni, ad una riduzione di almeno 100 mila macchinette su tutto il territorio. Il punto delicato, però, è che il decreto prevede una «riserva» per lo Stato. Significa che a fare le leggi sul gioco potrà essere solo il governo, facendo in questo modo decadere tutta la normativa locale prodotta negli ultimi anni. Proprio quello che Comuni e Regioni non vogliono e su cui sono pronti a dare battaglia. Così, nelle ultime ore, sta emergendo una ipotesi di mediazione – si legge oggi su Il Messaggero – quello che viene definito un «lodo Baretta», dal nome del sottosegretario dell’Economia che si sta occupando di scrivere il decreto. Una sorta di compromesso con il quale lo Stato centrale stabilirebbe un numero massimo di sale giochi per ogni Regione in base al numero di abitanti (con un rapporto tra slot e abitanti di circa 1 a 200). Ogni Regione sarebbe libera di decidere dove posizionare queste sale e gli orari di apertura, ma dovrebbe garantirne il numero totale ed impedire che qualsiasi normativa porti ad un azzeramento dell’offerta di gioco sul territorio regionale. In questo modo il Tesoro spera di riuscire ad evitare quel conflitto istituzionale annunciato anche dal coordinatore in Conferenza Regioni degli assessori finanziari, nonché assessore all’Economia in Regione Lombardia, Massimo Garavaglia,  e che si tradurrebbe in un ricorso alla Consulta dagli esiti imprevedibili. lp/AGIMEG