E’ polemica sui regolamenti restrittivi che stanno imponendo ai comuni serrate sui giochi. E così a margine dell’audizione alla Commissione affari costituzionali, interviene Andrea Cecconi, capogruppo alla Camera del M5S, che parla di gioco a tutto campo, in esclusiva per Agimeg.
In Italia è di moda schierarsi contro il gioco “a prescindere”, senza pensare che il proibizionismo significherebbe ridare linfa alla criminalità. Ci siete anche voi nel partito dei proibizionisti?
No, nessuno vuole proibire di giocare, anzi, credo che tutti abbiano diritto di fare le proprie scelte tra le quali quella di divertirsi con il gioco, ma bisogna fissare dei limiti. Ritengo infatti che i regolamenti siano ancora troppo permissivi.
Eppure sono tanti i piccoli esercenti, che si vedono schiacciati nella morsa dei regolamenti e son costretti a chiudere.
E’ vero che molti piccoli commercianti stanno attingendo dalle slot per poter arrivare alla fine del mese, cosa che gli ha permesso di sopravvivere, ma non è questo il modo per far uscire dalla crisi il commercio. Bisogna attuare diverse strategie di ripresa. Molti se ne sono resi conto”.
I regolamenti stanno imponendo distanziometri che di fatto allontano le sale dal centro storico, rischiando di creare nelle zone periferiche dei “quartieri a luci rosse” per il gioco. Ma è questa la soluzione più giusta?
Questa è una scelta. Piuttosto che avere sale giochi vicino a luoghi sensibili, si è preferito creare questa sorta di ghetti. Non sarà il massimo, ma relegare le sale all’interno di luoghi circoscritti è comunque una soluzione. Aiuta anche i controlli da parte delle forze dell’ordine.
E riguardo le pubblicità dei giochi, che posizione avete?
E’ molto semplice: come si son tolte le pubblicità per le sigarette, bisogna farlo anche per il gioco. Altrimenti rischiamo di legittimare uno stile di vita che può portare alla ludopatia. D’altronde una volta che si è capito che il gioco d’azzardo rischia seriamente di creare problemi, bisogna pur intervenire in qualche modo.
La commissione antimafia ha stabilito che il problema in sé non è tanto la pubblicità, quanto il rischio di riciclaggio. Si parla di verifiche anagrafiche ed economiche per i giocatori, contrastando in questo modo il gioco illegale. Le soluzioni proposte vi soddisfano?
“Sì. Collegare ogni giocata a un codice fiscale e un conto bancario permette sia di stabilire l’età del giocatore che capire da dove provengono i soldi delle singole giocate. Ed è un grande passo avanti. Le verifiche però bisogna farle anche sui proprietari delle sale slot, che non possono essere dei prestanomi e delle teste di ponte per la criminalità. Deve essere tutto fatto alla luce del sole ovviamente”. pc/AGIMEG