Giochi, Baretta (sottosegr. Mef): “Niente forzature o colpi di mano, ma in due o tre settimane presenteremo la nuova proposta agli enti locali”

“Non abbiamo nessuna intenzione di fare delle forzature. A noi interessa che si faccia una riforma del gioco d’azzardo che migliori la situazione. Per questo pensiamo sia giusto rifletterci, recependo le richieste e le critiche degli enti locali e del mondo associativo. Non ci prenderemo moltissimo tempo. Penso che due e o tre settimane siano sufficienti”. E’ quanto afferma il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, all’indomani dell’ennesimo rinvio dell’intesa con gli enti locali in tema di riordino di gioco sul territorio. “Bisogna trovare un punto di equilibrio. Non abolire il gioco d’azzardo ma riportarlo ad una condizione di normalità. Se si pensa di eliminarlo nessuna soluzione è valida, se invece si pensa di renderlo più controllato, la linea della drastica riduzione va compresa e valorizzata”, aggiunge il referente del governo ricordando che il sistema dell’azzardo “ci era sfuggito di mano ed è il motivo per il quale abbiamo deciso di intervenire. Molte critiche non valutano il fatto che una riforma è urgente e necessaria proprio perché lo stato attuale, che non piace a nessuno, rischia di restare tale senza un intervento”. Baretta è convinto che “l’illegale va tolto di mezzo, l’area grigia resa chiara. Nell’area totalmente legale io penso che non vada più bene a nessuno questa situazione, né ai critici né agli operatori, perché non c’è chiarezza di regole e di comportamenti. Siamo convinti che 400mila macchinette distribuite con molto disordine sul territorio e 96mila punti gioco francamente meritano di essere regolati e fortemente ridotti”. Quanto alle critiche degli enti locali che temono il governo voglia togliere loro la possibilità di intervenire, nella sua intervista al quotidiano Avvenire Baretta spiega che “c’è un equivoco che bisogna chiarire per trovare l’intesa. La linea delle distanze dai luoghi sensibili sicuramente è un deterrente, ma sposta il “gioco”, non lo riduce automaticamente. Noi proponiamo un cambio di approccio, riducendo il gioco in partenza col dimezzamento dei punti di gioco. lo sono preoccupato della concentrazione nelle periferie, non vorrei che si creassero dei quartiere a luci rosse del gioco dove il controllo è minore. Ci vuole una redistribuzione più equilibrata per consentire un maggiore controllo e più attenzione agli effetti negativi del ‘gioco’. Noi proponiamo che prima si riduca e dopo che quello che resta abbia un livello di regolazione, di controlli, di qualità nell’offerta assolutamente più forte e stringente dell’attuale. Saranno 18mila sale in tutta l’Italia, oltre a bar e tabacchi che possano reggere questa classificazione”. Quanto alla possibile introduzione della tessera sanitaria, “l’abbiamo prevista, così come la riduzione del volume di gioco, un allungamento dei tempi, segnali in caso di compulsività. Ho anche proposto che per le vIt si riduca a 100 euro il massimo della giocata perché 500 è vergognoso. E ridurrebbe anche i rischi di riciclaggio. Per questo abbiamo tenuto in conto quanto indicato dalla Commissione antimafia”. Tornando alla potestà degli enti locali, il sottosegretario rileva che “oggi (i Comuni, ndr) non hanno potere di controllo, possono solo decidere di spostare le sale, mentre assieme a loro stabiliamo che possono avere questi poteri, comprese sanzioni oggi non previste. La distribuzione nel territorio spetterà sempre agli enti locali, non si decide da Roma. Se noi facciamo una distribuzione regionale sarà poi la regione a decidere dove metterle. Ma non potrà farle sparire”. E gli altri giochi? “Nella regolamentazione di orari e distribuzione rientrano tutte le sale. Sicuramente il problema del gioco on line è la frontiera sulla quale bisogna attrezzarsi. E, diciamolo con chiarezza, non siamo attrezzati, ma non lo è nessuno. Ma questo non impedisce che intanto si intervenga sulle slot che sono importantissime”. Parlando di entrate erariali, Baretta evidenzia che “abbiamo scelto di invertire la tendenza con la quale si è affrontato negli scorsi anni questo tema, facendo prevalere la parte erariale. Anni fa, col ministro Tremonti, si scelse di finanziare la ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila liberalizzando le macchinette. Questa volta di fronte al dramma del centro Italia io mi sono opposto. La linea del governo è diversa, è di controllare e ridurre il gioco. Questo significa mettere in conto una riduzione delle entrate, ma ci sono delle scelte etiche che vengono prima”. dar/AGIMEG