“Quello del gioco d’azzardo patologico non è un problema da banalizzare. Al contrario, anche in Umbria assume dimensioni preoccupanti e tocca cittadini di varie fasce sociali e con ricadute drammatiche anche in termini di spesa sanitaria. Si stima che gli umbri coinvolti siano intorno a 10 mila, un dato che testimonia come la dipendenza da gioco abbia assunto in pochi anni livelli significativi al pari delle sostanze psicoattive storicamente diffuse nella popolazione, tipo alcol e tabacco. La dipendenza è riscontrata anche tra i minorenni”. E’ quanto ha detto, nel corso della conferenza organizzata dall’Assessorato regionale alla Salute, alla Coesione sociale e al Welfare dell’Umbria, l’assessore Luca Barberini per illustrare il nuovo Rapporto epidemiologico sul gioco d’azzardo in Umbria e le nuove azioni programmate dalla Regione per il contrasto del fenomeno, nonché la terza fase della campagna di sensibilizzazione “Umbria No Slot”. Sono intervenuti oltre all’assessore Barberini, i referenti dei Centri per il gioco d’azzardo patologico presenti nel territorio della Usl Umbria 1, Luciano Bondi, e Usl Umbria 2, Lucia Coco, i tecnici dell’Osservatorio regionale delle dipendenze e Angela Bravi della Direzione regionale Salute.
“Questi numeri – ha aggiunto Barberini – hanno fatto sì che la Regione potenziasse l’impegno per far emergere dalla zona grigia una problematica forte tanto da essere inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza”. L’assessore ha quindi ricordato che la Regione ha predisposto un ventaglio di iniziative organiche, coordinate tra loro, a partire dall’approvazione della legge regionale n. 21 del 21 novembre 2014, per arrivare all’adozione del Piano regionale 2017-2018 per la prevenzione, cura e riabilitazione del disturbo da gioco d’azzardo, approvato a dicembre 2017, definitivamente e integralmente, dall’Osservatorio nazionale e dal Ministero della Salute. Al momento è in via di approvazione una deliberazione della Giunta regionale per disciplinare il marchio ‘No slot’ e fornire indicazioni sui materiali informativi da esporre obbligatoriamente nei locali con offerta di giochi d’azzardo.
Tra le principali azioni sviluppate a livello regionale è stata ricordata la messa a punto del sistema di cura attraverso l’adozione del Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale per il disturbo da gioco d’azzardo e l’organizzazione della rete dei servizi dedicati, che comprendono il Centro di riferimento regionale di Foligno e ulteriori 3 servizi specifici collocati rispettivamente nella città di Perugia, nella città di Terni e nel territorio di Città di Castello, nonché l’apertura- ancora in programmazione- di un punto di ascolto a Orvieto.
Dal marzo 2016 è attivo un Numero verde regionale che fornisce gratuitamente ed in forma anonima informazioni, ascolto e consulenza, dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle 12 e dalle 16 alle 19. Inoltre, è partita la Campagna regionale di comunicazione e informazione “Umbria No slot” che ha già concluso le prime due fasi che, con grande successo, hanno fatto registrare un vero e proprio picco delle chiamate al numero verde, dimostrandone l’efficacia.
“Parte ora la terza fase della campagna – ha detto l’assessore – che prevede la diffusione capillare di materiali informativi in tutto il territorio regionale, verso target diversificati. La novità sarà l’adesivo per gli esercizi che acquisiscono il marchio ‘No slot’ che verrà rilasciato dai Comuni, istituito dalla legge regionale. Saranno previste disposizioni mirate a contenere e regolamentare l’offerta e, in particolare, la diffusione degli apparecchi per il gioco e le sale scommesse – ha proseguito Barberini – Per i nuovi locali e per l’installazione di nuovi apparecchi, è stabilita la distanza minima di 500m da scuole, residenze sanitarie e altri luoghi sensibili, è attribuita ai Comuni la possibilità di disporre limitazioni orarie al funzionamento dei locali, è fatto divieto di pubblicità delle sale da gioco e sale scommesse, è applicata una maggiorazione dell’IRAP agli esercizi che detengono tali apparecchi”.
Di converso, è applicata una riduzione dell’IRAP agli esercizi che disinstallano gli apparecchi”. Prevista anche la formazione obbligatoria degli addetti alle sale da gioco, ai locali con apparecchi per il gioco lecito e alle sale scommesse e il potenziamento delle attività di promozione della salute e prevenzione nelle scuole.
In apertura dell’incontro Angela Bravi della Direzione regionale Salute ha illustrato i dati del Rapporto epidemiologico 2018: in Umbria le prevalenze del gioco d’azzardo nella popolazione generale (15-74enni) sono assimilabili a quelle nazionali (25,8% in Italia e 25,3% in Umbria). Sono nettamente di più i maschi (32,5%) a giocare rispetto alle donne (18,5%). Il profilo di gioco problematico, nella popolazione dei giocatori di 15-74 anni, riguarda il 5,6% (il 5,4% in Italia). Questo significa che sono circa 10.000 gli umbri con un profilo di gioco problematico, che dovrebbero essere raggiunti da iniziative di prevenzione o servizi di trattamento. Negli ultimi anni c’è stato un crescente ricorso ai servizi; dal 2013 al 2017 l’utenza è aumentata consistentemente (+59%), passando da 189 a 301 unità. Nel 2017 sono stati presi in carico presso i servizi regionali più di 300 umbri dipendenti da gioco d’azzardo. Se prendiamo in considerazione la popolazione a rischio secondo gli indicatori di prevalenza di gioco, in Umbria sono in trattamento circa 32 soggetti per 1000 a rischio. La classe di età che si rivolge di più ai servizi è quella dai 45 anni in su (58%). Gli utenti sono prevalentemente maschi (76%), ma la quota femminile è in costante crescita negli anni. In Umbria nel 2016 sono stati investiti nei giochi d’azzardo autorizzati dai Monopoli (tolta la quota on line, non rilevabile) 1.099 milioni di euro (raccolta lorda), un importo tornato ai livelli del 2012 dopo alcuni anni di flessione; questa somma equivale ad una raccolta pro capite di circa 1.220 euro. La spesa (raccolta meno vincite) è di 267 milioni, ovvero 300 € pro capite, corrispondente alla media nazionale. Se ordiniamo le regioni italiane secondo il volume di spesa pro-capite, l’Umbria si classifica al 10mo posto. In Umbria i volumi di gioco sulla rete fisica sono cresciuti in un anno del 7% (5% in Italia). Anche considerando la spesa (raccolta meno vincite), la quota maggiore è a carico degli apparecchi elettronici/slot machines (59%). lp/AGIMEG