Per combattere l’evasione fiscale il governo italiano si affida alla lotteria. II meccanismo messo a punto dal ministero dell’Economia – la cui sperimentazione dovrebbe partire nel 2017 – è semplice: come obbligare gli italiani a chiedere lo scontrino? Convincendoli che quel pezzo di carta può cambiar loro la vita, come un tagliando vincente della riffa della Befana. Ogni ricevuta sarà abbinata a un numero e una serie di estrazioni periodiche regalerà ricchi premi ai contribuenti baciati dalla fortuna, aiutando – e questo è il vero obiettivo – a far emergere un po’ del nero nascosto nella penisola. Funziona? I paesi che hanno già affidato alla buona sorte la lotta all’evasione dicono di sì. II pioniere è stato Taiwan, dove la “Tombola erariale” lanciata nel 1950 è ormai entrata a far parte del Dna nazionale: il 25 di ogni mese dispari, in diretta tv, otto modelle estraggono altrettanti numeri. II banco paga tutte le combinazioni dal terno in su. La Cina, visto il successo di Taipei, ha replicato l’esperimento e la lotteria dello scontrino di Pechino ha funzionato più della deterrenza in una nazione dove l’evasione fiscale è punita con la pena di morte: i Feipao, gli scontrini numerati o da grattare buoni per vincere alla lotteria, sono andati a ruba. E nelle regioni dove sono stati adottati, la raccolta fiscale è superiore quasi del 20% a quelle dove non esistono. In Europa – si legge sul quotidiano Repubblica – il progetto ha sfondato un po’ più tardi. Malta – dove l’Iva è arrivata a rappresentare quasi un quarto delle entrate dello stato e l’economia sommersa è un problema serio – ha giocato il jolly nel 1997: le ricevute vanno compilate una a una e spedite, poi ogni mese c’è l’estrazione con in palio 50mila euro. La Slovacchia ha introdotto il programma nel 2013 dopo il crollo delle entrate fiscali seguito all’ingresso nella Ue. In Portogallo invece la guerra al nero viaggia a quattroruote e la riffa lusitana premia i vincitori con auto di lusso. Nel primo anno di sperimentazione il gettito fiscale 6 cresciuto del 4%, il doppio dell’aumento dei consumi. dar/AGIMEG