L’accordo di fusione tra William Hill e Amaya è a rischio. A sostenerlo sono gli analisti finanziari che sottolineano come nonostante Amaya possegga il marchio Pokerstars, che gestisce circa il 70% dell’intero settore del poker online a livello mondiale, allo stesso tempo abbia anche diverse grane dal punto di vista legale. In particolare, si legge sul Financial Times, pesano e non poco le accuse di insider trading mosse a David Baazov, amministratore delegato e co-fondatore d Amaya dimessosi lo scorso agosto, da parte dell’Autorité des Marchés Financiers (AMF) del Quebec, riguardanti la vendita di alcune azioni nel periodo tra il dicembre 2013 e il giugno 2014, periodo in cui Amaya definì l’acquisto di Oldford Group per 4,9 milioni di sterline diventando leader assoluto nel poker online mondiale. Ma non solo: in ballo c’è anche una causa con lo Stato del Kentucky del valore di 870 milioni di dollari e un debito complessivo che Deutsche Bank ha stimato in circa 2,5 miliardi di dollari. Nonostante queste criticità, l’accordo di fusione tra WH e Amaya per un valore di 4,6 miliardi di dollari sembra essere sempre più vicino, come confermato dalle due stesse aziende che darebbero vita a un colosso operativo e leader a livello mondiale non solo nel settore del poker, ma anche delle scommesse sportive, così come in quello dei casinò e più in generale del gioco online. Si ricorda che lo scorso agosto William Hill ha respinto la scalata da 3 miliardi di dollari del consorzi formato da Rank Group e 888 Holdings, che puntavano a creare un colosso leader del gioco in UK. lp/AGIMEG