Il Decreto del Ministero del Tesoro per dimezzare i punti gioco che ospitano le slot machine potrebbe non riuscire a vedere la luce prima della fine della legislatura. A pesare sarebbero i dubbi della Ragioneria Generale dello Stato, che teme un calo del gettito erariale stimato intorno ai 2 miliardi di euro. Oggi è in programma il vertice fra il sottosegretario del Mef, Pier Paolo Baretta, e la Ragioneria per provare a sbloccare l’impasse: il decreto infatti avrebbe dovuto essere approvato entro lo scorso 30 ottobre, recependo l’intesa Stato-Regioni siglata lo scorso 7 settembre, con il dimezzamento delle sale e la riduzione del 35% del parco slot entro aprile 2018, ma ad oggi ancora nulla di fatto. Anzi. Le Regioni impongono restrizioni sempre più ferree che di fatto espellono il gioco da gran parte del territorio: l’esempio più eclatante, si legge sul Messaggero, riguarda il Piemonte. Diecimila macchinette sono già state spente e secondo le simulazioni ne dovranno essere spente, con l’applicazione di distanziometri e limiti orari, altre 30 mila circa, in pratica il 95% di tutte quelle esistenti sul territorio. Per lo Stato una perdita quantificata in 170-200 milioni di euro. E a inizio del prossimo anno anche Emilia Romagna e Puglia potrebbero stringere le maglie, non avendo manifestato alcuna intenzione di tornare indietro sui propri regolamenti. Giovedì prossimo Baretta porterà la questione del rispetto dell’Intesa in Conferenza Unificata, ricordando che “la clausola restrittiva che abbiamo inserito di comune accordo è legata alla salute, può introdurre limiti più stringenti per la lotta alla ludopatia ma non può restringere ulteriormente l’offerta”. La questione ha risvolti anche sulla gara scommesse: la Legge di Stabilità ha sbloccato la gara per l’assegnazione di nuove sale, ma gli operatori – se la situazione regolamentare non dovesse risolversi – difficilmente vi parteciperanno, mettendo a rischio altri 200 milioni di euro per lo Stato. lp/AGIMEG