“La liquidità internazionale del poker online potrebbe essere un passo in avanti, ma non deve arrivare solo con l’accordo tra Spagna, Francia e Italia, ma deve essere un obiettivo comune tra 28 paesi. La lotta alla ludopatia può essere portata avanti attraverso due vie: o si vieta il gioco, strada che reputo impraticabile visto che in Italia c’è una cultura plurisecolare sulla materia, o si punta a livello europeo sulla promozione del gioco ragionevole. Il poker, in quanto skill game, gioco d’abilità dove la fortuna può passare in secondo piano, può avere un ruolo molto importante. In altri giochi è il banco a vincere”. E’ quanto commenta ad Agimeg Mario Adinolfi, giornalista, politico, giocatore di poker e blogger italiano ma soprattutto candidato per il “Popolo della famiglia” a Sindaco di Roma, dopo che il Senato francese ha votato a favore di un provvedimento proposto dall’Arjel (ente regolatore del gioco transalpino) che prevede una liquidità comune per i giocatori di poker online francesi, italiani e spagnoli. Già nel 2012 Adinolfi stupì molti quando durante una discussione del decreto Balduzzi alla Camera intervenne sull’opportunità di legalizzare le sale da poker live sul territorio, portando a difesa del proprio discorso l’opportunità di creare nuovi posti di lavoro e di contrastare il gioco d’azzardo puntando su un gioco che si basa sull’abilità. “Come provocazione – racconta – sfidai a poker l’allora presidente della Camera, sicuro che le mie capacità avrebbero fatto la differenza a prescindere da chi avrebbe avuto carte più fortunate. Se il gioco crea problemi sociali allora va affrontato con intelligenza”. Si arriva poi alla questione del contrasto tra Governo ed enti locali. Il sottosegretario all’Economia con delega ai giochi Pier Paolo Baretta ha annunciato che slitteranno di qualche mese le gare per il rinnovo di 15 mila concessioni per le scommesse sportive e quelle per 210 sale Bingo. Manca accordo tra enti locali, che hanno prodotto leggi restrittive nei confronti delle sale, e Governo, che rivendica la riserva di legge sulla materia e punta su una normativa unica. “Penso che i sindaci – conclude – abbiano una percezione di quelle che sono le necessità dei cittadini, quindi dovrebbero avere licenza di intervenire”. lp/AGIMEG