Giochi, ad un anno dall’intesa le regioni legiferano autonomamente. Dal prossimo novembre regolamento anche in Abruzzo

A un anno di distanza dall’accordo raggiunto in Conferenza Unificata nel settembre 2017, che avrebbe dovuto allineare tutte le Regioni italiane sul tema del gioco, regolamentandolo nell’ottica di un ridimensionamento controllato, che avrebbe tutelato i livelli occupazionali nel settore evitando allo stesso tempo che venisse espulso dai territori, al fine di non lasciare terreno libero alla criminalità, la situazione appare oggi fuori controllo, sia per la mancata applicazione di quanto statuito nell’Intesa, sia perché Regioni e Comuni preferiscono muoversi autonomamente su questa materia, generando un caos normativo che danneggia unicamente il settore del gioco lecito. Gran parte degli enti locali, infatti, nell’ultimo anno si è mosso indipendentemente trovando di volta in volta soluzioni, come l’applicazione indiscriminata del distanziometro, che hanno espulso sempre più il gioco, che a causa del mancato seguito applicativo di quanto deciso in Conferenza Stato-Regioni si è trovato senza una cornice normativa di riferimento che lo avrebbe tutelato.
La Lombardia è stata tra le prime regioni che, con la legge regionale dell’ottobre 2013 entrata in vigore il mese successivo, ha emanato disposizioni finalizzate alla prevenzione ed al contrasto di forme di dipendenza dal gioco d’azzardo patologico (GAP). Il distanziometro ha colpito anche in Piemonte e in Emilia Romagna, che di fatto hanno espulso il gioco lecito dal proprio territorio. In Piemonte, le nuove norme restrittive sono entrate in vigore nel novembre 2017 e prevedono che gli esercizi pubblici dove sono presenti apparecchi per il gioco debbano rispettare la distanza dai luoghi sensibili (300 metri per i piccoli Comuni e 500 metri per quelli oltre i 5.000 abitanti). Di fatto oggi il gioco è bandito nel 98% del territorio. In prima linea contro il gioco anche l’Emilia Romagna. Dal giugno dello scorso anno è diventato operativo il divieto di apertura e di esercizio delle sale gioco e delle sale scommesse, ma anche la nuova installazione di apparecchi da gioco entro una distanza di 500 metri dai luoghi ritenuti sensibili. Il divieto previsto si applica sia alla nuova apertura sia alle sale giochi e sale scommesse già in esercizio.
Dopo Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna, anche l’Abruzzo si prepara a farlo entro la fine dell’anno. Il prossimo 21 novembre, infatti, in Abruzzo scadranno tutte le autorizzazioni relative a sale giochi e slot nei locali pubblici che non siano in linea con la legge 40 del 21 novembre 2013. Saranno vietate le nuove aperture nel raggio di 300 metri dai luoghi sensibili, come scuole, chiese, impianti sportivi e strutture sanitarie, e si stabilisce che le autorizzazioni già esistenti decadano entro cinque anni dall’entrata in vigore della legge. Il prossimo 22 settembre sarà l’ultimo giorno in cui sarà possibile presentare l’istanza di rinnovo delle licenze e toccherà poi alle amministrazioni comunali controllare il rispetto dei vincoli: chi verrà trovato non a norma, rischia lo spegnimento definitivo degli apparecchi e la chiusura dei locali.
In Liguria invece rimandata a data da definirsi l’applicazione della legge che limita il gioco, mentre a fine anno anche la Puglia potrebbe dire definitivamente no al gioco: il termine dei cinque anni per le vecchie autorizzazioni è infatti fissato al dicembre 2018, a cinque anni dall’approvazione della legge regionale 43 del 2013 che disciplina l’offerta di gioco. lp/AGIMEG