In attesa di conoscere i dettagli per la nuova gara sul SuperEnalotto, non si placano le polemiche per il possibile inserimento dei canoni nei nuovi contratti. Si tratta di un argomento che ha già portato allo scontro nei tribunali la FIT-STS (Federazione Italiana Tabaccai ed il Sindacato Totoricevitori Sportivi) contro la Sisal, l’attuale gestore del concorso. In una esclusiva intervista rilasciata ad Agimeg Giorgio Pastorino, presidente nazionale STS, illustra nel dettaglio come l’applicazione dei canoni sia economicamente insostenibile dalla rete dei ricevitori nelle attuali condizioni di mercato.
Si inizia a parlare della nuova Concessione per il Superenalotto. Ci saranno i canoni nei nuovi contratti?
La concessione per il Superenalotto e gli altri giochi numerici a totalizzatore scadrà nel 2018, ma ci risulta che già si stia lavorando per il futuro assetto di tale categoria di giochi. Auspichiamo perciò che nei tavoli di lavoro dedicati, la questione canoni riceva la massima attenzione. La nostra posizione al riguardo è chiara a tutti: il nuovo concessionario, chiunque esso sia, non deve avere la possibilità di ribaltare su noi ricevitori i costi della concessione attraverso l’imposizione di canoni o costi fissi, qualunque sia il nome utilizzato. Per questo motivo faremo tutto il possibile, a livello sindacale e non solo, affinché Governo e Amministrazione dei Monopoli recepiscano questo principio e lo introducano in maniera chiara e inequivocabile nel futuro schema di convenzione.
Nel corso dell’attuale concessione, è stata fortissima l’opposizione di FIT-STS contro i canoni imposti da Sisal. A che punto è la situazione?
Quella contro i canoni si è rivelata una guerra lunga e impegnativa. Il TAR del Lazio nell’interpretare la norma cosiddetta “abroga canoni” ne ha decretato l’impossibilità di applicazione retroattiva e quindi anche alla concessione tutt’ora in vigore. Ma poiché mettiamo il cuore in tutto quello che facciamo, non ci siamo dati per vinti e abbiamo cercato nuove vie. Così, visto lo sbarramento del giudice amministrativo, abbiamo deciso di cambiare completamente impostazione presentando un ricorso al Tribunale Civile di Milano, utilizzando nuove e diverse argomentazioni. Purtroppo i tempi del giudizio sono lunghi, come spesso accade nella giustizia italiana; contiamo tuttavia di addivenire a una pronuncia nel merito entro il 2017.
Quanto incidono i canoni nella gestione ordinaria di una ricevitoria?
Tanto, anzi troppo. Una ricevitoria paga circa 200 euro di canoni ogni mese: non bisogna essere dei matematici per capire che, a fronte di un compenso pari all’8% della raccolta, si tratta di una cifra esorbitante alla quale vanno aggiunte altre spese relative alla gestione della ricevitoria (Fondo Rischi e linea telefonica). I canoni hanno di fatto un peso di circa 2.500 euro all’anno ma, se andiamo a verificare la raccolta, scopriamo che si tratta di una spesa tutt’altro che ammortizzata! Ad esempio, nel 2015, l’incasso medio per ricevitoria è stato di circa 30.500 euro, con un aggio medio di circa 2.440 euro per ricevitoria. Praticamente l’ammontare stesso dei canoni! Tutto ciò è inaccettabile: non possiamo permettere che i canoni erodano inesorabilmente tutto il nostro compenso, costringendo gli esercenti a guadagni irrisori, se non addirittura a lavorare in perdita! Non possiamo pagare noi i costi della concessione che dovrebbero essere a carico di chi ha vinto la gara: il nostro compenso non si tocca! Per questo motivo, auspichiamo che nella nuova concessione questo principio venga disciplinato nella maniera più precisa possibile. È una questione di logica e buon senso. es/AGIMEG