Applicare rigidamente il divieto di pubblicità dei giochi, vietando le attività informative svolte internamente ed esternamente ai punti vendita confonderebbe il consumatore, che non riuscirebbe più a distinguere la rete legale da quella illegale. Lo ha sostenuto la Fit intervenendo ieri alle audizioni svolte dall’AGCOM – l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è stata chiamata a sciogliere alcuni dei nodi insorti con l’approvazione del divieto di pubblicità del gioco pubblico. In particolare la Federazione dei Tabaccai ha sottolineato che le insegne d’esercizio, l’esposizione dei prodotti di gioco, l’affissione di locandine e vetrofanie informative, i monitor di gioco, i distributori automatici e, in generale, tutti i marchi autorizzati dallo Stato, costituiscono attività finalizzate a rendere identificabile l’offerta di gioco pubblico legale. Vietarle significherebbe spianare ulteriormente la strada al gioco illegale. Si giungerebbe – spiega la Federazione in una nota – al paradosso per cui i punti vendita legali verrebbero spogliati di qualsiasi riferimento visivo e/o marchio distintivo, mentre i punti di gioco illegale continuerebbero indisturbati a effettuare la propria promozione, creando confusione e pregiudizio all’utenza. Inoltre, secondo la Fit, le informazioni di carattere politico-sindacale, le pubblicazioni settimanali, le newsletter, i siti web, ecc. sono dirette ai soli operatori del settore con lo scopo di favorire la conoscenza delle tipologie dei giochi esistenti e le relative specifiche tecniche, pertanto non possono essere ricomprese nel divieto alla stregua di quanto avviene nel mondo del tabacco. Conclusa la ricognizione, l’AGCOM è ora chiamata a fornire le proprie interpretazioni e determinazioni, che ci auspichiamo tengano conto di tutti gli spunti di riflessione avanzati da FIT. lp/AGIMEG