“L’uso di valute virtuali presenta nuovi rischi e sfide nella prospettiva della lotta al riciclaggio e gli Stati Membri dovrebbero garantire che tali rischi siano affrontati in modo adeguato. Le valute virtuali rappresentano uno strumento che probabilmente nasce per un’esigenza di sottrarsi ai controlli del circuito bancario. Mentre la moneta legale e le transazioni che avvengono con la valuta legale sono sottoposte tutte al circuito di controllo e verifica. Sono inserite nel circuito delle Segnalazioni per Operazioni Sospette. Qualunque passaggio finanziario passa per i soggetti che la disciplina antiriciclaggio prevede, necessariamente sono sottoposti a controllo. Cosa che non avviene per la valuta virtuale, che invece è ignorata, non vi è un organismo in grado di rilevare il flusso finanziario. Per quale motivo il fornitore di valuta virtuale dovrebbe segnalare un’operazione sospetta al circuito bancario? Dobbiamo intervenire dunque nel circuito delle valute virtuali, oggi mancano le regole nonostante nell’ultima disciplina si faccia riferimento”. E’ quanto ha detto Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia, in Commissione Giustizia alla Camera, nell’ambito dell’esame dello schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva Ue sulla lotta al riciclaggio mediante il diritto penale. “Oggi le mafie sono mafie degli affari, motivo per il quale andiamo a scandagliare i circuiti finanziari. Il riciclaggio diventa uno dei reati di più grande importanza, un reato spia dell’infiltrazione delle mafie nell’economia legale. Il riciclaggio rappresenta una forma specifica di modalità attraverso cui i proventi che derivano da un crimine vengono reimpiegati o nascosti. Non sempre questo, anche quando il riciclaggio viene connesso nel circuito mafioso, grava dell’aggravante dell’agevolazione mafiosa e quindi sfugge al circuito antimafia. Il circuito antimafia si avvale di un canale di condivisione delle conoscenze fondamentale, la banca dati”, ha aggiunto. lp/AGIMEG