“Il 15 marzo il mio istituto di credito, con cui ho un rapporto dal 2017, mi ha comunicato che tra 60 giorni avrebbe chiuso il mio conto corrente, avvalendosi di un articolo inserito nel contratto che prevede la cessazione del rapporto, anche in modo unilaterale, senza un vero e concreto motivo. Chiamando il servizio di home banking sono venuto a sapere che la ragione di questa decisione è dovuta alla tipologia della mia attività e che per policy etica la banca procederà a chiudere i conti di coloro che fanno parte dei settori a rischio riciclaggio, come quello del gioco. Tutto questo deriva da una direttiva di Banca d’Italia in cui è stabilità la corresponsabilità della banca qualora uno dei conti legati ad attività di gioco dovesse essere usato per azioni illegali”. E’ quanto afferma ad Agimeg Lelio Fama, titolare di un’agenzia scommesse e un corner a Messina.
“Sto tentando in tutti i modi di risolvere la questione e ho chiamato più di 20 banche della mia città. Solo una sta valutando la mia domanda, ma non avendo sportelli fisici sarei costretto a versare le somme di denaro negli sportelli per strada causandomi degli ulteriori disagi. Non penso di essere l’unico operatore che si trova ad affrontare queste problematiche, ma non vedo comunità d’intenti nel provare a rimediare a tale situazione. Inoltre, il contratto che ho con il mio concessionario prevede che nel caso in cui la raccolta di gioco si fermerà per problemi non legati a quest’ultimo io sarei costretto a pagare delle penali. Lo stesso accadrebbe qualora io dovessi chiudere il punto vendita a causa della mancanza di un conto corrente. Non oso immaginare cosa succederà il 15 maggio se questa situazione non verrà risolta. Oltre alla mia famiglia, subirebbero gravi conseguenze anche quelle dei miei quattro dipendenti”.
“Sento sempre i politici che si occupano del settore parlare del riordino, ma nessuno si sta occupando di questo problema che crea evidenti difficoltà al nostro comparto. Nessuno vuole tutelarci concretamente”. ac/AGIMEG