Scommesse, le precisazioni di Aycons all’Espresso

In merito all’articolo “La ‘ndrangheta fa poker a Malta” pubblicato sul settimanale L’Espresso, riceviamo e pubblichiamo le precisioni inviate al settimanale dal gruppo Aycons:

“Cordiali interlocutori, in qualità di Procuratore Generale della Aycons, società in liquidazione, vi invio dapprima la smentita che abbiamo inviato agli organi di stampa e ai media telematici:

La Aycons, a seguito dell’articolo de l’Espresso “’Ndrangheta: cosche riciclano a Malta con il gioco online” rispetto al passo dell’articolo che cita: “anche professionisti del betting come Riccardo Tamiro, ex responsabile per la Gran Bretagna della Betshop, approdato in seguito a Malta dove si e’ affermato come consulente della Aycons, monopolista del settore delle scommesse sportive” tiene a precisare che il Sig.Tamiro è stato consulente della Aycons per un brevissimo lasso di tempo occupandosi solo ed esclusivamente di attività inerenti il mercato regolamentato italiano laddove Aycons è aggiudicataria di licenza ex AAMS. La stessa Aycons non ha mai avuto nessun interesse sul territorio maltese né direttamente né indirettamente: non detiene e non ha detenuto licenze di gioco, non detiene né ha detenuto skin né ha stipulato accordi commerciali, né diretti né indiretti volti alla vendita di gioco né volti a sviluppare business in qualunque altro settore economico. La Aycons ha operato esclusivamente sul mercato del gioco telematico italiano con licenza italiana. Non si comprende quindi come il consulente Tamiro possa essersi affermato a Malta come consulente della Aycons che su quel mercato non ha mai operato né manifestato interesse a farlo. Risulta poi incomprensibile come la Aycons possa essere definita “monopolista del settore delle scommesse” essendo stata uno dei tantissimi licenziatari del Bando Bersani e non avendo mai coperto una quota di mercato davvero rilevante (purtroppo!). La Aycons, semmai, è stata una delle tante aziende italiane di gioco aggiudicatarie del Bando Bersani danneggiate e praticamente cancellate dal proliferare dei cosiddetti siti .com che hanno operato con licenze comunitarie su un territorio che avrebbe dovuto essere riservato alle aziende con licenza Italiana. Con riguardo all’articolo de l’Espresso verrebbe da dire: “oltre al danno, anche la beffa” di una informazione errata e fuorviante per la quale richiediamo precisazioni all’Editore.” lp/AGIMEG