Esercenti contro chiusure: “Gioco legale ma discriminato, paradosso italiano. Sale gioco, bingo e scommesse hanno un rischio di contagio molto più basso rispetto ad altre attività”

“Le sale gioco, bingo e scommesse hanno un rischio di contagio molto più basso rispetto ad altre attività, eppure ancora non vengono neanche menzionate le date di riapertura. Se vogliamo parlare di etica e di morale possiamo farlo all’infinito, ma il solo dato certo è che il gaming è legale in Italia e chi è occupato in questo settore ha gli stessi diritti degli altri lavoratori di tornare a lavorare”. E’ quando chiede Giacomo Vivarelli, uno dei tanti esercenti del settore del gioco che ancora non possono riaprire dopo il lockdown, a differenza di moltissime altre attività. “Nell’ultimo decreto sale gioco, sale bingo e sale scommesse risultano attività sospese senza date previste di riapertura. Nessuno ne parla perché l’argomento in Italia è tabù e visto, al contrario di altri Paesi, come il male assoluto. Tuttavia il gioco in Italia è legale e dà lavoro a decine di migliaia di persone. Grazie al gettito fiscale proveniente dal gaming, sono finanziati grossa parte degli ammortizzatori sociali (non ultimo il reddito di cittadinanza). In tutto il mondo occidentale, e non solo, il settore del gaming è considerato allo stesso modo di altre attività commerciali e non visto di cattivo occhio come in Italia (basta uscire dai confini per rendermene conto: Francia, Svizzera, Austria, Slovenia). Dall’Italia escono ingentissime somme di denaro che vanno ad arricchire i paesi confinanti dove i Casinò sono autorizzati e presenti in quasi tutte le città, mentre da noi ne sono rimasti solo 3 e tutti nel Nord Italia (favorendo così le bische clandestine gestite dalla malavita organizzata). I politici sanno benissimo che la necessità dei soldi provenienti dal settore del gaming sono fondamentali per la nazione ma, per paura di perdere consensi, nessuno ne parla, lasciando così a casa migliaia di persone che ‘onestamente’ fanno il loro lavoro. E qui sta il paradosso, visto che le sale gioco, bingo e scommesse hanno un rischio di contagio molto più basso rispetto ad altre attività. Senza contare – sottolinea Vivarelli – che nonostante le sale siano chiuse, i giocatori hanno sempre avuto la possibilità di giocare online. Inoltre, con l’attenuarsi del lockdown e con più libertà di movimento da parte dei cittadini, tenere le sale chiuse porterà una crescita del gioco d’azzardo illegale e di conseguenza ulteriori perdite erariali. A chi lo vorrebbe abolire vorrei fare una domanda: la prostituzione non è legale in Italia, questo vuol dire che non c’è? O che c’è ed è in mano alla criminalità organizzata senza nessun controllo e con un giro di affari miliardario su cui lo stato non percepisce un euro? La stessa cosa succederebbe se si abolisse il gioco “legale”. Tutto questo ha un senso?”. cr/AGIMEG