Endrizzi (M5S): “Urgenza di rivedere sistema concessorio anche per la sua permeabilità alle mafie come dimostra l’ultima indagine”

“Una nuova indagine di mafia legata al cosiddetto “gioco legale” che ha portato a 8 arresti e beni sequestrati per 40 milioni. La cosa che dobbiamo comprendere bene è che questi signori avevano “acquistato” regolari concessioni dello Stato”. E’ quanto afferma Giovanni Endrizzi, Senatore del Movimento 5 Stelle. “Potevano anche loro vantarsi di offrire “gioco legale”. Chi purtroppo non conosce il fenomeno mafioso, oppure non lo vuole vedere, ha difficoltà a comprendere quanto la criminalità abbia necessità dell’azzardo legalizzato. La tesi – continua Endrizzi – tornata alla ribalta durante il lockdown, per cui l’azzardo legalizzato sia di per sé antidoto contro le mafie, appare qui almeno messa in discussione, fino a che non avremo un sistema davvero efficace di identificazione e repressione del l’infiltrazione mafiosa. Dobbiamo considerare che l’azzardo illegale ha un indiscutibile vantaggio competitivo, poiché non paga tasse e, spesso, con la lusinga o con la violenza, indirizza i consumatori verso i suoi canali di offerta. Ciò non significa che fino a prova contraria tutti gli esercenti siano mafiosi, anzi, ma che arroccarsi dietro la legalità non basta. Purtroppo non basta più. Gli introiti sporchi della criminalità che arrivano dal traffico di stupefacenti, di armi e dalla prostituzione, e dal gioco d’azzardo illegale, vanno “lavati”. Le mafie hanno necessità di imprese legali in cui investire e il mondo dell’azzardo, offline e online, muove tanti, troppi, soldi per non essere oggetto di mire. Si pensi anche solo al business delle scommesse, un affare antico per le mafie che non aspettavano altro che venisse regolarizzato e normato. Negli anni sono stati aperti siti web, sale bingo, sale slot, centri scommesse ecc. La criminalità organizzata è ovunque e Il binomio che emerge dalle indagini è sempre lo stesso: prestanome e riciclaggio. Le bische clandestine e il match fixing rappresentavano una quota importante di “fatturato” per la mafia ma anche un rischio molto alto, quasi certo, di indagine. L’infiltrazione in un’impresa legale richiede indagini più articolate, lunghe e complesse, dunque una probabilità più alta di farla franca. Quest’indagine riporta l’urgenza di rivedere il sistema concessorio, anche nella sua permeabilità alle mafie, nonché alle conseguenze successive alle indagini”, conclude. mo/AGIMEG