“I governi delle legislature precedenti hanno riconosciuto il problema del gioco d’azzardo patologico, ma si sono limitati a considerare, in termini di danno, unicamente il contrasto alle patologie e alle mafie, quasi come se questi fossero fenomeni estranei e che l’azzardo fosse solo un gioco. Anzi, l’azzardo di Stato doveva esser una specie di antidoto alla ludopatia ed è stato affidato ai Monopoli il compito di promuovere il gioco legale con precisi atti normativi. Come quando sono stati indotti nuovi giochi dopo il terremoto dell’Aquila. La città non è stata ricostruita ma sono aumentati i malati d’azzardo. I Sert ci dicono che i malati di gioco sono sempre di più e provengono quasi tutti dal settore legale”.
E’ quanto dichiarato dal senatore del Movimento 5 Stelle Giovanni Endrizzi, che coordina i commissari impegnati nell’indagine sull’influenza e controllo criminali sulle attività connesse al gioco nelle sue varie forme in occasione del convegno “Gioco d’azzardo: l’impatto sui giovani e sulla società” presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
“La Commissione Antimafia – prosegue Endrizzi – ci dice inoltre che grazie all’azzardo gli incassi delle mafie sono aumentati. Nei primi anni ‘30 l’azzardo era vietato in quasi tutto il territorio, almeno per i giochi che portano alle puntate seriali. Era confinato in luoghi molto limitati come i casinò. Il gioco “più lento” era invece più distribuito sul territorio. Nel tempo il gioco con puntate seriali è uscito da certi confini attraverso l’introduzione di nuovi giochi e campagne pubblicitarie sempre più aggressive. La filiera dice di portare dieci miliardi alle casse dello Stato, ma non dice mai dove le prende. Molti dati ci portano a correlare con certezza che con il diminuire del PIL aumenta la propensione al gioco d’azzardo, che colpisce soprattutto le famiglie con i redditi più bassi. Se le perdite nette in azzardo, circa 19 miliardi l’anno, fossero riportate in consumi di base, lo Stato avrebbe un ritorno immediato in termini di Iva di circa 4 miliardi. A questi vanno aggiunti i costi sociali e giudiziari. Il procuratore nazionale antimafia De Raho ha individuato nell’azzardo la frontiera dell’antimafia. Credo che contro l’azzardo sia necessario agire con decisione ma con gradualità e consequenzialità, intervendo sulla domanda, non incentivando il gioco. Lo step successivo è il contrasto all’illegalità, e poi si può passare all’operazione di limitare l’offerta. Perché con questo ordine? In presenza di una domanda consolidata nei decenni esiste il pericolo che il gioco finisca nel settore illegale. Se l’azzardo legale non esistesse, per le mafie bisognerebbe inventarlo: non è vero che lo stop alla pubblicità possa favorire il gioco illegale. Bisogna uscire da questo paradosso. L’impegno del governo sul tema si basa su stop alla pubblicità, sulla trasparenza delle società che lo offrono, con le slot solo in luoghi ben definiti, non certo i bar, sull’utilizzo della tessera sanitaria con nuovi limiti di spesa e tracciabilità del denaro, oltre a distanze minime dai luoghi sensibili. Qualcosa è stato già fatto da questo Governo, come la diminuzione del payout come disincentivo al gioco e il divieto della pubblicità. Il programma Smart inoltre permetterà a partire da luglio ai comuni di controllare il gioco nel territorio. A breve arriverà la tessera sanitaria”. lp/AGIMEG