Fare chiarezza sui problemi emersi per il bando regionale ristori. A chiederlo è un’interrogazione di FdI Emilia Romagna a firma dei consiglieri Marco Lisei (primo firmatario), Giancarlo Tagliaferri e Michele Barcaiuolo, che ricordano come “la scelta di legare l’erogazione del contributo all’attestazione del Durc esclude proprio chi, a causa della crisi, magari non è stato in grado di pagare contributi Inps e Inail e magari proprio con quei ristori potrebbe mettersi in regola. Questa scelta rischia quindi di escludere una platea importate di aziende, bar e ristoranti in sofferenza. La scelta, inoltre, di introdurre soglie e limitazioni ha appesantito eccessivamente le modalità con le quali calcolare se sia possibile o meno avere diritto del contributo e la scelta della piattaforma Restart, accessibile tramite identità digitale (Spid), rischia di essere penalizzante per gli imprenditori più anziani, considerato che molti esercizi della ristorazione presenti nella nostra regione vantano una lunga storia e tradizione e molto spesso i legali rappresentati sono persone già avanti con l’età e, di conseguenza, non sempre in grado di utilizzare in modo corretto i sistemi informatici”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere dall’esecutivo regionale “se non ritenga che le procedure di accesso al suddetto bando siano discriminatorie, limitando, di fatto, la partecipazione solo a un ristretto numero di imprese i cui legali rappresentati siano in grado di utilizzare autonomamente i nuovi strumenti informatici in quanto qualsiasi intervento da parte di professionisti esterni, sarebbe a loro carico, andando, così, a incidere sull’importo del contributo a disposizione per la propria attività; se non ritenga, allo stesso modo, limitativo il parametro relativo alla regolamentazione dei versamenti contributivi per attività che sono, di fatto, ferme da quasi un anno e che, oltre al pesantissimo calo del fatturato, si sono dovute fare carico di importanti investimenti per rispettare le linee guida emanate in occasione della fine del primo periodo di lockdown, rivelatesi inutili per evitare le successive chiusure”. lp/AGIMEG