“Gli orientamenti dell’Autorità bancaria europea (EBA), che si applicano dal 1° gennaio 2021, armonizzano la nuova definizione di default e integrano la definizione della soglia di rilevanza delle obbligazioni creditizie in arretrato. Un debitore è considerato in stato di default quando ricorra almeno una tra le due condizioni: quella oggettiva, ovvero un arretrato di oltre 90 giorni; quella soggettiva, ovvero un giudizio da parte della banca sulla probabile inadempienza dei debitori in assenza di azioni quali l’escussione delle garanzie. A livello europeo non sussiste il necessario consenso politico per un posticipo della data di applicazione delle nuove regole. Uno slittamento è stato considerato inappropriato dal punto di vista prudenziale e comporterebbe rilevanti costi per quegli intermediari che hanno già adeguato i loro sistemi operativi. Le autorità europee, nel fissare al 1° gennaio 2021 l’introduzione di regole approvate già nel 2018, hanno considerato che la loro adozione avrebbe richiesto complesse attività di adeguamento da parte delle banche anche per i profili organizzativi e i profili informatici. Hanno, pertanto, raccomandato alle banche di avviare le attività propedeutiche all’applicazione delle nuove regole, per esempio la revisione dei sistemi IT. Gli orientamenti EBA sulla definizione di default e sulla soglia di rilevanza delle obbligazioni creditizie sono peraltro noti da tempo – io ricordo una consultazione pubblica del 2015 – e normalmente questo anticipo ha permesso al settore di adattarsi e di incorporare con gradualità la nuova definizione di default nei propri modelli interni per il calcolo dei requisiti patrimoniali. Grazie anche all’apporto della delegazione italiana nei lavori dell’Unione europea nel corso del primo semestre del 2020, a fronte dell’esplosione dell’emergenza COVID è stata modificata la cornice prudenziale per mitigare i potenziali effetti delle misure e permettere al sistema bancario di sostenere meglio l’economia. Quindi, ci sono stati molti interventi italiani che hanno permesso di anticipare al 30 giugno 2020 l’entrata in vigore del trattamento più favorevole in termini di credito per le piccole e medie imprese e per le infrastrutture, che sono due questioni particolarmente rilevanti per noi: evitare per un periodo di 3 anni che eventuali aumenti dello spread sui titoli di Stato, connessi al diffondersi della pandemia, abbia un effetto negativo sul capitale delle banche; prevedere, anche nell’ambito degli accantonamenti minimi obbligatori sui crediti deteriorati, un trattamento preferenziale permanente per le esposizioni assistite da garanzie pubbliche. Anche questa è una questione particolarmente rilevante per l’Italia. Inoltre, la prossima introduzione di un quadro normativo per le cartolarizzazioni – ho finito in un attimo – di crediti deteriorati consentirà di rimuovere gli ostacoli normativi allo sviluppo di un mercato secondario per permettere alle banche di rafforzare la loro capacità di erogare prestiti all’economia, in particolare alle piccole e medie imprese. Il Governo è conscio dei rischi legati ad una applicazione di regole bancarie severe nel contesto di un’uscita dalla pandemia. Continueremo a vigilare per evitare questo pericolo e permettere alle banche di continuare a finanziare adeguatamente le imprese e i loro investimenti. Devo dire che anche nel decreto che sarà presentato la prossima settimana ci sono delle misure dedicate proprio a questo aspetto”. E’ quanto ha detto in Aula alla Camera il Premier Mario Draghi. cdn/AGIMEG