Il Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), Giuseppe Pisauro, ha trasmesso alle Commissioni Bilancio e Finanze e tesoro del Senato una memoria relativa al DDL di conversione del decreto 41/2021 (“DL Sostegni”) contenente misure a favore delle imprese e degli operatori economici, dei lavoratori e delle famiglie, per la salute e i servizi territoriali colpiti dall’emergenza COVID-19. Nella memoria, oltre a un’illustrazione delle misure contenute nel provvedimento e del loro impatto sulle principali grandezze di finanza pubblica, vengono proposte alcune analisi specifiche sui principali interventi che, in generale, si pongono in continuità con quelli introdotti nei precedenti decreti anticrisi. Nello specifico riguardo le imprese: “L’intervento quantitativamente più rilevante è senz’altro il contributo a fondo perduto per tutte le partite IVA con ricavi o compensi fino a 10 milioni nel 2019 che nel 2020 hanno subito perdite di fatturato superiori al 30 per cento rispetto all’anno precedente. L’ammontare del contributo, che può essere richiesto anche sotto forma di credito di imposta da utilizzare in compensazione, è pari a una percentuale, differenziata su cinque diverse classi di ricavo o compensi, della perdita media mensile calcolata tra il 2020 e il 2019. La spesa stimata per questa misura è pari a circa 11,2 miliardi per il 2021 e porta a quasi 23 miliardi (pari al 16,4 per cento della perdita del PIL stimata tra il 2019 e il 2020) le risorse destinate ai contributi a fondo perduto dall’inizio della pandemia. Dalle analisi qualitative e quantitative sul nuovo contributo a fondo perduto emergono alcune considerazioni generali. La platea potenziale è più ampia rispetto a quelle dei precedenti ristori. Rispetto al decreto di maggio, il contributo potrà essere erogato anche ai professionisti e alle imprese di dimensione maggiore (con ricavi compresi tra 5 e 10 milioni di euro) che, sulla base dei più recenti dati disponibili (dichiarazioni IVA del 2018), rappresentano rispettivamente circa il 19 e lo 0,6 per cento dei 5,69 milioni di partite IVA interessate e l’1,5 e il 17 per cento del loro volume d’affari. Rispetto al decreto Ristori, i beneficiari non sono più individuati sulla base dei codici ATECO, ma è stata reintrodotta la selezione di tipo dimensionale. Da recenti stime del MEF apparse sulla stampa risulterebbero eligibili 3 milioni di soggetti – rispetto ai 2,4 milioni del DL 34/2020 – di cui l’80 per cento circa con fatturato fino a 100.000 euro. Il contributo in esame è commisurato alla perdita media mensile registrata nel 2020 rispetto al 2019, anziché a quella registrata nel solo mese di aprile 2020 rispetto al corrispondente mese del 2019. La nuova perdita di riferimento è inferiore, per tutte le classi dimensionali, a quella utilizzata per i contributi precedenti. Allo stato attuale, questo nuovo criterio dovrebbe approssimare le perdite di fatturato delle imprese nei primi mesi del 2021 superando alcune problematiche emerse con il riferimento al solo mese di aprile. Questo infatti poteva risultare, da un lato, inadeguato a cogliere le situazioni di crisi reale per le imprese che non registrano andamenti mensili stabili dei ricavi e, dall’altro, troppo circoscritto e tale da sovrastimare, per alcuni soggetti, gli effetti della crisi, in quanto riferito a un mese caratterizzato dalla quasi totale chiusura delle attività e dal blocco della circolazione delle persone. Relativamente all’ampiezza del nuovo contributo a fondo perduto, dal confronto tra stime del MEF apparse sulla stampa relativamente alla nuova misura e i dati dell’Agenzia delle entrate relativi a quelle precedenti, emerge che il nuovo contributo pro capite è più elevato rispetto a quello di maggio (DL 34/2020) ma inferiore – tranne che per la classe dimensionale di fatturato tra 1 e 5 milioni – a quello del decreto Ristori (DL 137/2020). A posteriori, a parità di perdita di fatturato annuale, potranno emergere tra i beneficiari significative differenze nell’ammontare dei contributi complessivamente ricevuti. Si potrà verificare che alcuni soggetti avranno ricevuto solo i primi due contributi, altri solo il contributo in esame e altri ancora avranno beneficiato di tutte e tre le tipologie di intervento. Ciò sarà dovuto ai diversi criteri adottati per l’erogazione.Per alcuni settori che hanno registrato in media perdite di fatturato consistenti nel mese di aprile – Tessile (-83,6 per cento), Alloggio, ristorazione e turismo (-81) e attività artistiche e di intrattenimento (-47,7) – la riduzione su base annua risulta ridimensionata ma ancora rilevante. Molte imprese in questi settori (quelle con i codici ATECO interessati dal decreto Ristori), tranne quelle del settore Tessile, hanno già ricevuto i due contributi previsti dai precedenti decreti, coprendo in media percentuali più elevate della perdita del mese di aprile (44,5 e 48,9 per cento, rispettivamente, nei settori dell’Alloggio e della ristorazione e in quello delle Attività artistiche e di intrattenimento, ma con punte del 60 per cento per le imprese con fatturato fino a 400.000 euro). Le imprese appartenenti ai settori che non hanno potuto accedere ai contributi del decreto Ristori hanno invece percepito solo il contributo del decreto di maggio con percentuali di recupero sensibilmente più basse (ad esempio, 13,2 per cento nel settore Tessile). Il nuovo contributo potrebbe quindi consentire di compensare anche molte imprese che sono risultate escluse dal beneficio del decreto Ristori a causa dei codici ATECO. Per altri settori, ugualmente colpiti significativamente in aprile – Altra manifattura, Commercio e Costruzioni – la riduzione di fatturato su base annua risulta più bassa ed è possibile che molte imprese risultino escluse dal nuovo contributo. In prospettiva, sarà importante correlare l’ammontare complessivo di contributi percepiti dai singoli soggetti (persone fisiche e persone giuridiche) alla effettiva perdita di fatturato realizzata nel periodo trascorso e, sulla base di queste risultanze, valutare l’opportunità di un intervento di tipo perequativo per assicurare che, da un lato, non ci siano stati titolari di partita IVA rimasti esclusi dal beneficio pur avendo subito perdite di rilievo e, dall’altro, non ve ne siano stati altri che abbiano ottenuto ristori, anche consistenti, a fronte di perdite più contenute o addirittura assenti. D’altro canto, va considerato che un contributo parametrato alla mera perdita di fatturato produce esiti diversi in termini di copertura – anche parziale – dei costi delle imprese. Le esigenze di queste ultime sono molto differenziate in relazione alle proprie caratteristiche strutturali e di settore: alcune di esse potrebbero avere una maggiore capacità di altre di adattare i costi alle variazioni di fatturato. Inoltre, le politiche pubbliche di sostegno alle imprese adottate da marzo del 2020 hanno consentito di ridurre alcuni costi variabili, ad esempio il costo del lavoro, più efficacemente rispetto ai costi fissi. Di conseguenza, a causa del legame molto debole tra la dimensione del contributo a fondo perduto e l’entità dei costi che rimane a carico delle imprese dopo aver usufruito delle diverse politiche pubbliche di sostegno a questi ultimi, si generano effetti differenziati di copertura dei costi e sulla redditività in base alle diverse caratteristiche strutturali di impresa. Una prima valutazione di come le variazioni di fatturato nel corso del 2020 hanno influito sulla redditività delle imprese, tenendo conto delle loro strategie di adattamento e delle politiche pubbliche di sostegno dei costi, è stata realizzata per le sole società di capitali non finanziarie con il modello di microsimulazione MEDITA dell’UPB. Si tratta di una simulazione nella quale vengono definite a livello settoriale, in modo esogeno, le variazioni di fatturato e le elasticità delle diverse componenti di costo rispetto a quest’ultimo e, per differenza, la redditività delle imprese. Si considerano le principali politiche pubbliche introdotte dal marzo del 2020 a sostegno dei costi delle imprese ma non i contributi a fondo perduto concessi fino a oggi. In generale, la redditività dell’impresa rimane inalterata (situazione di neutralità) quanto la variazione media tra il 2019 e il 2020 dei costi (fissi e variabili) è, per effetto delle iniziative di adattamento dell’impresa e delle politiche pubbliche di sostegno adottate nel corso del 2020 (cassa integrazione, crediti di imposta sui canoni di locazione e di leasing, flessibilità delle quote di ammortamento, esonero dell’Imu e dell’IRAP, ecc.), identica a quella del fatturato. Quando la caduta media dei costi è più contenuta rispetto a quella del fatturato, l’impresa subisce una riduzione della redditività e questa è la situazione che si realizza per la maggior parte delle imprese considerate nella simulazione, con differenze tuttavia significative in termini di intensità a livello settoriale. Per l’insieme delle società considerate, si stima una riduzione dei costi dell’8,4 per cento e una diminuzione della redditività (misurata dal margine operativo lordo, MOL) del 21 per cento a fronte di una perdita di fatturato del 9,6 per cento e per i settori maggiormente colpiti dalle restrizioni (Attività artistiche e intrattenimento, Alloggio, ristorazione e turismo e Tessile) la riduzione dei costi e del MOL è significativamente distante da quella del fatturato. Questi tre settori sono quelli che registrerebbero una perdita di fatturato superiore al 30 per cento, soglia oltre la quale si riceve il nuovo contributo a fondo. Pertanto, alla luce di queste analisi preliminari emerge che gli interventi di sostegno attivati nel corso della pandemia hanno coperto in misura parziale, ma differenziata tra i diversi settori, i costi rimasti a carico delle imprese in conseguenza delle riduzioni di fatturato connesse con le restrizioni all’attività produttiva. Infine, il decreto in esame prevede una serie di specifici interventi di natura settoriale, ponendosi in continuità con le misure adottate a partire da marzo 2020 con i decreti anticrisi. In particolare, rifinanzia – per un totale di 0,7 miliardi – alcuni Fondi per la erogazione di contributi ai settori dello spettacolo, del cinema e dell’audiovisivo, all’editoria, ai musei e luoghi di cultura e al settore fieristico; proroga inoltre alcune misure di esenzione dal versamento di imposte e contributi – per un totale di 1,9 miliardi. Istituisce infine un Fondo di 0,7 miliardi per il sostegno economico agli operatori del turismo invernale e un Fondo di 0,2 miliardi da destinare ai settori più colpiti dalle misure restrittive (imprese esercenti attività commerciali nei centri storici e nel settore degli eventi privati)”. cdn/AGIMEG