Deroga di un anno per il divieto di pubblicità dei giochi previsto dal Decreto Dignità: i contratti in essere vengono fatti salvi fino al 30 giugno 2019. Ma il Governo – secondo quanto apprende Agimeg – punta in sostanza quella di riconoscere un periodo transitorio di circa un anno, per poi bloccare in maniera definitiva, appunto a partire dal 30 giugno 2019, qualunque forma di pubblicità dei giochi.
La norma tuttavia suscita una serie di dubbi, tanto che “Per capire la portata di questa clausola, bisognerà probabilmente attendere una interpretazione autentica” scrive oggi il Messaggero. “L’intenzione sarebbe quella di evitare problemi con le competizioni in corso, come i mondiali di calcio o Wimbledon, per le quali le televisioni hanno già raccolto la pubblicità. Ma una interpretazione “estensiva” potrebbe far salvi anche le intese pluriennali firmate dalle società con i Centri media e con le concessionarie pubblicitarie. Sarebbe una sorta di paradosso, perché chi ha contratti pluriennali potrebbe continuare a fare pubblicità, mentre chi non ha contratti «in esecuzione» ne riceverebbe uno svantaggio competitivo”. E in ogni caso, la soluzione non placa gli animi: “Resta la grande fibrillazione del mondo del calcio, quello che rischia di uscire maggiormente penalizzato dalla decisione del governo. Il sistema dei concessionari pubblici investe ogni anno circa 200 milioni di euro in pubblicità. Di questi più della metà, circa 120 milioni, sono destinati alle sponsorizzazioni”.
Ma non è l’unico problema: “fino a ieri sera, tuttavia, le coperture necessarie a coprire il mancato gettito derivante dalla riduzione delle scommesse legali a seguito del divieto, non erano state individuate”. Tanto che spunta l’ipotesi di a una nuova sanatoria dei centri trasmissione dati: “In realtà battere questa strada sarebbe un controsenso, visto che che lo scopo del decreto dignità sarebbe quello di ridurre il gioco non di aumentarlo. Ma pare che la richiesta “politica” sia stata quella di recuperare il gettito necessario a coprire la norma all’interno dello stesso comparto delle scommesse”. Insomma, nonostante il via libera di ieri in Consiglio dei Ministri, il lavoro sul testo non sarebbe ancora finito. lp/AGIMEG